Italia-Inghilterra in blues. Così giovani, così uguali con le frecce d'Europa

Le rivoluzioni vincenti di Mancini e Southgate fondate sulla velocità delle ali e dei terzini

Italia-Inghilterra in blues. Così giovani, così uguali con le frecce d'Europa

C'è molto Chelsea, campione d'Europa, in questa Italia-Inghilterra dell'Europeo e, curiosamente, rischia di averne in campo più l'Italia che l'Inghilterra. Da una parte Jorginho e Emerson, dall'altra il consacrato Mason Mount, 22enne simil Lampard, e in panchina Ben Chilwell e Reece James due difensori. Come dire: non siamo poi così diversi. Mai come stavolta Italia e Inghilterra seguono un parallelo solco calcistico in nome del rinnovamento e della gioventù. L'Italia gioca di più, diverte, aggredisce. L'Inghilterra è più attenta difensivamente, centrocampisti senza senso dell'avventura, si gode uno dei migliori centravanti del mondo che esalta, anche, l'idea dei falsi nove. Come si diceva a scuola? Non importa copiare, conta copiare bene. Ecco, le due finaliste ci hanno provato al di là delle mode spagnole. Eppoi tutti a bordo delle frecce. Frecce tricolori le nostre che filano sulla fasce laterali, Red Arrows quelle inglesi che seguono le stesse linee acrobatiche: in cielo e in terra.

E qui ritroviamo due protagonisti a tutto campo: da una parte Raheem Sterling, la freccia nera del Manchester City che non ci parla solo dell'inginocchiarsi per rispetto razziale, ma fa inginocchiare i portieri nel rispetto del suo talento: in questo europeo sta riscattando altre storie non proprio esaltanti. Fila sula fascia e segna. O fa segnare: vedi Danimarca. Nella storia sportiva inglese dicevi Sterling e pensavi a Bunny Sterling, magnifico peso medio, che divenne campione d'Europa, primo caraibico a conquistare il titolo britannico. Invece questo Sterling, di origine giamaicana come l'altro, passato tra Liverpool e Manchester City, ha appena perso l'occasione di vincere la Champions, e ripone nel ricordo dell'esordio in nazionale la sconfitta per 2-1 con l'Italia del mondiale 2014.

Ma qui sembra un'altra storia: lui ha il ko nei piedi e andrà a giocarsela proprio dalla parte di Federico Chiesa, il giocatore più inglese fra gli azzurri. Più giovane (23 anni contro 26 di Sterling), interpreta la parte con quel forsennato accanirsi, col perentorio cercare di sfondare le mura avversarie che caratterizzano il calcio Premier. E vogliamo pesare Maguire e Chiellini? Due bulli dell'area di rigore che fanno dell'aggressività e del dominio fisico un'arte e un'arma. La difesa inglese va a specchio con la nostra: Maguire è Chiellini e Stones, magari in imbarazzo negli spazi larghi, pensa a costruire come un Bonucci. Che dire del centrocampo dove Barella e Verratti ritroveranno in Rice e Phillips due ideali controfigure. Anche se Rice potrebbe ispirarsi a Jorginho, del quale Mount sentirà la mancanza.

Ma le frecce, tricolori e rosse, quelle fileranno sulle fasce: Saka e Sancho, Shaw e Walker scavalleranno dove Insigne tenterà di far trionfare la tecnica, Di Lorenzo, Emerson, Toloi, Chiesa e Berardi ricorderanno, all'Europa, l'importanza della qualità anche nel filar veloci. Come nella boxe: lo Sterling di allora perse l'europeo nel '76 a Milano con Angelo Jacopucci, pugile tutto tecnica. Un indizio che vale una speranza.

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