È una bellissima finale, ma puoi leggerla anche come una partita di carte: Italiano parte forte e non bluffa, ma quando Inzaghi cala l'asso Lautaro, la Viola si sveglia dal sogno, provando inutilmente a rientrarci fino all'ultima presa. È il Settebello di Inzaghi come 7 sono ormai le coppe vinte in carriera, 4 con l'Inter, che è poker ma anche doppia coppia Supercoppa-Coppa Italia, portate a casa in 2 anni. E hai visto mai che dal mazzo di Istanbul spunta la Champions del pokerissimo? Un sogno anche questo, e l'importante è svegliarsi il più tardi possibile. Quattro Coppe e un'altra finale per dimenticare i 2 scudetti non vinti e che per almeno 3 mesi hanno minato la sua traballante panchina. Però Inzaghi non ha ceduto a nessuno il mazzo di carte, le ha mischiate per bene e ha infilato un mese perfetto. Tutti sul carro, adesso. Almeno fino a Istanbul. Italiano gli ha rubato l'idea, come da citazione famosa del Petisso Pesaola, l'uomo dell'ultimo scudetto di Firenze, 1969. È partito fortissimo, ha fatto gol e per mezz'ora gli ha nascosto le carte, pardon il pallone. Non bluffava, voleva vincere e ci ha provato. Ma le carte di Inzaghi sono più belle, i suoi giocatori più forti, più esperti, hanno già vinto e chi ha vinto crede sempre di poterlo rifare, è un vantaggio. Non è un bluff Italiano e non lo è la sua Fiorentina, che non vince un trofeo dal 2001 e qui ha perso un'occasione importante dopo averci creduto e avere lottato fino all'ultimo cip.
Due finali dopo 62 anni sono già promozione, ma vincere è meglio e proprio da questa sconfitta, la Viola deve trovare la spinta per provare a battere il West Ham fra 2 settimane. La Conference è la più piccola e giovane delle coppe europee, ma se Mourinho l'ha orgogliosamente sollevata come se fosse una Champions, Italiano avrebbe tutto il diritto per fare altrettanto, anzi di più.
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