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"Italiano su moto italiana. Potevo essere io... Ma Pecco merita il titolo"

Il campione ricorda il 2006 quando diede alla Ducati la prima vittoria e sfiorò il Mondiale

"Italiano su moto italiana. Potevo essere io... Ma Pecco merita il titolo"

Loris Capirossi è stato il primo. Il primo a portare in gara e subito sul podio la Ducati MotoGP. Il primo a portarla alla vittoria, sempre nell'anno del debutto. E con un pizzico di fortuna avrebbe anche potuto portare a casa il titolo iridato. Correva l'anno 2006. Ogni tanto il ricordo di quel campionato riaffiora.

«Ammetto - racconta Loris, oggi responsabile della sicurezza in seno a Dorna, promoter della MotoGP - che ogni tanto quella stagione mi torna in mente. Perché fino a Barcellona è stato un campionato davvero super. Siamo partiti con la vittoria a Jerez, in Spagna, poi una bella serie di podi: terzo, secondo, ancora secondo. Ero lanciatissimo, pienamente in corsa per il titolo, ma nelle corse non c'è niente di certo, basta un attimo per rovinare tutto e quel momento è arrivato alla partenza del Gran Premio. Mi sono trovato per terra, tutto ammaccato, la mia gara è finita lì e a quella dopo, in Olanda, non ero in condizione di guidare. Quando sono stato di nuovo in grado di battermi con Hayden e Rossi loro erano già scappati».

Loris non lo sottolinea mai, ma recuperò buona parte dei punti perduti. Ad escluderla dalla sfida decisiva di Valencia dove Rossi finì a terra e Hayden si laureò campione, fu l'anomalo comportamento delle gomme in Portogallo. Che la condannò in fondo alla classifica.

«Non ne parlo perché non ho rimpianti e perché i se e i ma nel motorsport non esistono. È andata così e va bene così. Certo è un peccato perché quell'anno la Ducati aveva una grande potenza ma era anche una moto facile da guidare».

Un po' come quella di oggi.

«Non credo si possano fare paragoni tra ieri e oggi. Ducati ha lavorato benissimo in questi anni, hanno investito molto e si sono fatti trovare pronti nel momento in cui serviva esserlo. Non è che volessero a tutti i costi mettere in pista otto moto, semplicemente nel momento in cui non ce n'erano altre loro si sono resi disponibili a fornirle. E sono stati anche molto bravi a gestire questa situazione, perché avere otto moto in pista con otto piloti veloci non è facile».

Bagnaia è davvero a un passo dal titolo, 15 anni dopo quello vinto da Casey Stoner. Cosa ha impedito alla Ducati di arrivare prima a questo traguardo con un pilota italiano?

«Diciamo che sono combinazioni, fatti, cose che succedono. Bagnaia è arrivato nella squadra ufficiale nel momento giusto, trovando una moto già vicina a vincere il titolo con Dovizioso, che però ha avuto la sfortuna di avere come avversario il miglior Marquez. Questo è stato un anno un po' particolare, dove molti piloti hanno commesso degli errori, ma Pecco è stato bravissimo, velocissimo, ha vinto tante gare e si merita il titolo».

Vent'anni dopo il momento magico di Rossi, Capirossi, Biaggi, abbiamo due piloti italiani vincenti e altri sempre più vicini al podio. Potremo rivivere quei momenti?

«Il prossimo anno la Ducati schiererà il dream team con Bagnaia e Bastianini, Bezzecchi sta crescendo, ci sono Marini e Morbidelli, secondo me potremo vedere di nuovo un podio tutto italiano».

E anche quella rivalità spigolosa che c'era tra voi?

«Non lo so. Noi eravamo un po' diversi.

Erano altri tempi, noi non eravamo troppo amici l'uno con l'altro e i giornalisti mettevano in risalto le nostre diversità e rivalità. Adesso la comunicazione è affidata interamente ai social e tutti sono molto amici gli uni con gli altri. O almeno è quello che ci vogliono far vedere».

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