Jacobs, finale sbagliato scritto con tanti errori. Ora sicure solo le nozze

L'anno post olimpico gestito male: troppa confusione e tempo rubato agli allenamenti

Jacobs, finale sbagliato scritto con tanti errori. Ora sicure solo le nozze

Dopo l'estasi olimpica il tormento di una stagione che dopo l'inverno col mondiale indoor è diventata complicata. Atletica bella e crudele.

Il mondiale di Eugene, che ci tiene svegli nelle notti soffocanti, aspettando stanotte Tamberi e domani la Vallortigara, ci ha rubato il sogno con le ali di cristallo rotte di Marcello Jacobs. I suoi muscoli alla seta si sono ribellati fino al ritiro prima delle semifinali dei 100 che alla fine hanno ridato un podio tutto statunitense con il vincitore, l'avvelenato Kerley di Tokio, che ha vinto con il tempo (987) di Carl Lewis nella tripletta americana dei mondiali nel 1991. Negli sport davvero universali va così.

Pensiamo alle contraddizioni della seconda giornata con la favorita cinese Gong battuta nel getto del peso dalla supertatutata americana Ealey, al greco Tentoglou che dopo una serie deliziosa nel salto in lungo si è visto battere, all'ultimo salto, dal cinese Wang mentre un decatleta svizzero, Chamenski, si è preso il bronzo.

In questa girandola non si è presentato al via il Jacobs che salterà anche la staffetta sulla quale speravamo tanto di avere ancora la possibilità di sognare come a Tokio.

Problemi muscolari nella stagione sbagliata in pista e molto divertente fuori. Purtroppo nel futuro del campione olimpico c'è soltanto una data sicura: quella del matrimonio, come quella di Tamberi, già ceduto in esclusiva ad un settimanale. Il resto resta nel mistero, come i guai iniziati nel viaggio in altura a Nairobi, veleni dentro, perdita di peso e di allenamenti, come nei giorni in cui il campione era l'ospite d'onore ovunque, dalla televisione alla Formula uno, alla fiera del libro, alle feste meritate che rubavano tempo al lavoro duro da fare in allenamento con Camossi e la sua allenatrice della mente.

Tutto logico, fin troppo, perché chi guadagna poco correndo nel vero sport universale, quando vince una Olimpiade diventa macchina per far guadagnare i troppi che ti stanno intorno, gente professionalmente di qualità, ma a cui interessa poco se devi saltare un allenamento duro per apparire.

Ci dispiace per quello che è capitato all'uomo dei nostri miracoli olimpici, prima sui 100 e poi con la staffetta, ma il sesto senso ci aveva già fatto capire che ad Eugene ci saremmo trovati con i nostri uomini d'oro circondati e in difficoltà. Ora speriamo che Tamberi ritrovi lo stacco magico, come dice Jacobs che promette ai suoi tifosi ancora giorni per sognare, ma la realtà mondiale ci potrebbe condannare a festeggiare magari soltanto l'ottavo posto della trentasettenne milanese di Magenta nella marcia, sperando che la Vallortigara si tolga dalle spalle lo zaino che in passato le faceva sbagliare i grandi appuntamenti, credendo poco nella sfida sui 200 di Tortu, augurandosi che Della Valle imbrocchi le sue rincorse nel triplo.

Giorni caldi più qui che nelle meraviglie dell'Oregon, aspettando di capire se agli europei in Germania avremo più luce che nello stadio delle meraviglie americano. Camossi e Jacobs hanno promesso che si impegneranno tanto per arrivare sani e pronti a Monaco, nelle ultime sfide della lega diamante. Gli crediamo, dobbiamo farlo anche se la stagione è stata davvero troppo confusa.

Con l'acqua sporca non si butta via il bambino prodigioso di Tokio. Gli vogliamo bene, non ci interessa criticarlo troppo. Lui e la sua bella squadra sanno che nell'euforia dei festeggiamenti forse qualcosa hanno sbagliato.

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