Mai una festa con Jorginho. Soprattutto mai una festa per il calcio nostro. Lo avrà pensato Mancini, in tribuna con Oriali, vedendolo tirare il rigore che ha messo in ginocchio il Milan e le sue speranze. Poi, certo, Aubameyang l'ex che non perdona ha concluso l'opera. Ma che dire di questo nostro italiano made in Brasile che non fa altro che sgambettarci con tiri mancini. Anzi, tiri mai azzeccati. Qualcuno penserà, qui ha segnato: altro che mai azzeccati. Appunto per una volta poteva sbagliare e tutti felici e contenti nell'Italia in rossonero. E magari non solo rossonero. Invece Giorgio, come lo chiama il ct, è tornato ad essere l'inflessibile castigatore che tutta Inghilterra conosce e tutta Italia continua a mandare al diavolo per i due rigori sballati contro la Svizzera. Stavolta appunto il Diavolo è finito affossato dalla sentenza, esattamente come l'Italia d'azzurro vestita per i tiri che ne hanno segnato la storia nella corsa al mondiale: che non giocherà. Ora Jorginho sentirà pure un po' di rimorso, ma il passato è passato e lui è tornato l'implacabile goleador che, nel 2021, è stato recordman di penalty in una stagione di Premier. Peccato, perché i tifosi dell'amata maglia azzurra lo avevano apprezzato nella precisione proprio quando gli Europei si sono fatti caldi e decisivi. Il Dio del pallone avrà poi deciso che, dopo tanta ebbrezza, ci voleva la penitenza.
Ci abbiamo fatto il callo, ma ieri Jorginho ha onorato il nome suo e il club che lo paga: giocando una buona partita e lucidando il piede. Nessuna emozione, alcuna speranza per il buon Tatarusanu. Sembra un destino, Giorgio tira e l'Italia del pallone soffre. Anche così si passa alla storia.
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