Da qualunque lato lo si guardi, è stato uno strano caso. Che al momento non ha portato altri benefici se non quelli contabili. E quindi: l'Aston Villa, cedendo Douglas Luiz alla Juventus prima dello scorso 30 giugno per una cifra di poco superiore ai 50 milioni aveva messo a posto il proprio bilancio. E la Juventus, spedendo oltre Manica Iling-Junior e Barrenechea per una cifra complessiva di 22 milioni, aveva realizzato una plusvalenza non da poco: i due poi non sono rimasti a Birmingham che pochi giorni, il primo tornando in Italia al Bologna e il secondo prendendo la via della Spagna. Si era insomma trattato di un favore reciproco, forse facilitato anche dal fatto che il proprietario della società inglese, l'egiziano Nassef Sawiris, risulta tra i membri del Partners Council di Exor, azionista di maggioranza della Juventus. Insomma: Aston Villa e Juventus, che si affrontano stasera cercando di avvicinarsi al passaggio del turno in Champions, possono essere considerati club amici. «Potrebbe bastarci anche un pareggio», ha detto ieri Unai Emery, allenatore dei Villans che in Premier quest'anno zoppicano (19 punti in 12 giornate) ma che in Europa hanno finora conquistato 9 punti contro i 7 dei bianconeri. Difficile che gli inglesi partano per pareggiare un match, però nel calcio moderno tutto può accedere.
Di suo, la Juventus è ridotta ai minimi termini e non solo perché Douglas Luiz si conferma oggetto misterioso ed è assente da ormai più di un mese senza avere mai giustificato la cifra spesa per farlo arrivare a Torino, ma soprattutto perché Thiago Motta ha potuto convocare soltanto 14 giocatori di movimento visto l'enorme numero
di infortunati. Lo stesso Vlahovic è rimasto a Torino e stasera toccherà a Weah fare da centravanti: un punto andrebbe benissimo, insomma, e chissà che Emey non abbia indicato la via per tornare tutti a casa soddisfatti.
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