Se è vero che a novembre è impossibile vincere il campionato, è altrettanto vero che lo si può perdere. E la sconfitta - netta e pesante, al di sopra dei propri demeriti - subita ieri dal Manchester City ad Anfield, assomiglia molto ad una abdicazione con largo anticipo. Forzata da un Liverpool che ha smania di interrompere un'attesa lunga 30 anni. Tanto è passato dall'ultimo - il diciottesimo - titolo nazionale. Da allora solo speranze e delusioni. Un sortilegio che la scorsa stagione non si era spezzato per un solo punto, sufficiente ai Citizens per confermarsi campioni d'Inghilterra. Ma che quest'anno - dopo 12 giornate - già vacilla.
Perché ora sono otto i punti che la capolista, ancora imbattuta, può contare sulle più dirette inseguitrici (Leicester e Chelsea), addirittura nove sulla squadra di Pep Guardiola. Di fatto, tre partite di differenza. Un'enormità, se si considera che, nelle ultime 51 gare di campionato, il Liverpool ha perso una sola volta (42 vittorie e 8 pareggi). Dovrebbe cadere almeno tre volte nelle prossime 26 giornate. Un rallentamento ancor più vistoso di quello subito lo scorso gennaio, quando in una manciata di partite aveva dissipato 10 punti di vantaggio proprio sul City.
Ma questo Liverpool, dopo il trionfo nell'ultima Champions League, sembra una squadra non solo ancora più feroce e risoluta, ma anche assistita dalla buona sorte. Nell'ultimo turno aveva vinto sul campo dell'Aston Villa con due gol segnati nei minuti di recupero. Ieri, prima del gol del vantaggio di Fabinho, il direttore di gara Michael Oliver non ha sanzionato un vistoso fallo di mano in area di Trent Alexander-Arnold. Sul ribaltamento di fronte Reds in vantaggio, tra le proteste degli ospiti. Che reagiscono subito, ma Sergio Aguero sbaglia incredibilmente da due passi. E vengono nuovamente puniti dal colpo di testa di Mo Salah. Non è trascorso neppure un quarto d'ora che la partita, e con essa un abbondante spicchio di Premier League, già pende verso i Reds. Aiutati subito dopo dal palo, sulla conclusione di Kevin de Bruyne. E persino spietati quando, ad inizio ripresa, triplicano con Sadio Mane, approfittando dell'incertezza di Claudio Bravo.
Pratica (virtualmente) chiusa, che la tardiva rete di Bernardo Silva non può più mettere riaprire. Un successo come una sentenza sul campionato. Anche se a fine gara Guardiola è furioso contro la terna arbitrale cui rimprovera la mancata assegnazione di due rigori per altrettanti tocchi di mano in area.
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