«Il procedimento iscritto presso la Procura della Repubblica di Trento e riguardante i fatti di Madonna di Campiglio e che portarono alla clamorosa esclusione di Marco Pantani dal Giro 1999, costituiscono una pagina nuova di un libro mai finito». Così Fiorenzo Alessi, da tre anni legale della famiglia Pantani, che da venticinque anni si batte per rendere giustizia ad un figlio che è considerato da sempre vittima di una macchinazione più grande di lui.
A venticinque anni dai fatti di Madonna di Campiglio e a venti dalla sua tragica morte a Rimini, al Pirata non è ancora stato concesso di riposare in pace.
Il caso non è chiuso e alla luce anche di nuovi elementi la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Trento, guidata da Sandro Raimondi, ha deciso qualche giorno fa di aprire un fascicolo di indagine su un presunto giro di scommesse clandestine legate proprio a quello stop forzato che portarono il fuoriclasse romagnolo il 5 giugno del '99 ad abbandonare la corsa rosa per ematocrito fuori dai limiti consentiti (50%).
Il teorema adotto è che la Camorra avrebbe fatto di tutto per impedire il successo del Pirata per evitare di pagare cifre da capogiro in caso di vittoria e quindi fece di tutto per farlo escludere dalla gara intervenendo sui dati ematici.
«La circostanza che, proprio con l'apertura di un nuovo procedimento per un reato di particolare rilevanza criminale prosegue l'avvocato Alessi -, siano stati ritenuti meritevoli di specifico approfondimento è un primo riconoscimento per quelle parole che lo stesso Marco ebbe modo di pronunciare in più di un'occasione: A Madonna di Campiglio mi hanno fregato».
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