Lazio sorpresa di Natale: Delio Rossi, ritorno amaro

Segna Hernanes e i biancocelesti volano secondi a -8 dalla vetta. Il cambio in panchina non dà risultati, Sampdoria senza gioco 

Lazio sorpresa di Natale: Delio Rossi, ritorno amaro

In fondo, la classifica della Lazio è identica al suo gioco di ieri al Ferraris contro la Sampdoria. Per un quarto d'ora, sta a guardare, lascia sfogare i blucerchiati - a cui nemmeno il cambio in corsa fra Ciro Ferrara e Delio Rossi, guarda caso l'ex laziale più pesante degli ultimi anni, ha dato la parvenza di un gioco - e poi viene fuori alla distanza. L'idea è quella di un gattone che si diverte a spiare i topolini, li osserva sornione, e poi ci mette la zampata decisiva, quella che riesce a metterseli in pancia. Poi, non si accontenta, e dopo il vantaggio - è capitato anche ieri con il gol di Hernanes, servito benissimo da Lulic - lo amministra senza strafare, ma anche senza dare mai l'impressione di essere in affanno. Risultato: i biancocelesti oggi sono soli al secondo posto in classifica, con 36 punti, otto in meno della Juventus, e la distanza sarebbe ancora minore senza scivoloni come quello, incredibile e immeritato, delle prime giornate in casa contro il Genoa.
Ma quella, forse, era un'altra Lazio. Quella di oggi non prende gol da 297 (duecentonovantasette) minuti, con Marchetti spesso straordinario e un gruppo di giocatori rocciosi in difesa fra cui spicca l'eterno Biava. Ma, soprattutto, ha trovato una continuità di risultati straordinaria con sette vittorie e quattro pareggi nelle ultime undici partite ufficiali, fra campionato, Coppa Italia ed Europa League. E ieri a Genova ha rotto anche la maledizione delle trasferte, dove non vinceva dal 7 ottobre, quando si impose tre reti a zero a Pescara, e non segnava sempre da quel giorno: 446 minuti senza gol, prima della rete di Hernanes ieri. Eppure, al di là delle statistiche, può andare ancora meglio.
Alcuni uomini, da Lulic a Konko, migliorano a vista d'occhio e possono diventare decisivi nella corsa della squadra. E, soprattutto, Petkovic ha avuto la capacità di fare scelte, anche importanti, come quella di mettere ai margini del gruppo Zarate ed altri (hanno già giocato in 28), che hanno compattato quelli che giocano. Ieri sono andati in panchina in dieci sui dodici concessi, ma nel conto erano già compresi i due portieri di riserva e i giovani.
In tutto questo, il tecnico bosniaco, è perfetto. Sornione e minimalista pure lui, come la sua squadra. Non parla di mercato, sorride quando gli si pronuncia la parola «scudetto» («Questa Lazio ha fatto bene, ma non ancora abbastanza per essere concorrente della Juve») e lancia il suo patron nella potenziale avventura politica: «Sta dimostrando le sue capacità da anni, anche in cose non calcistiche».

Il presidente, dal canto suo, non si limita ad essere Lotito, ma lo fa e lancia sul mercato i suoi esuberi, a partire da Sculli e Zarate. Spiegando che chi li acquista fa un affare. Igli Tare, il suo gigantesco braccio destro, se lo stritola in un abbraccio e sorride.

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