Il leader "disperso" e l'uomo delle finali: duello Lautaro-Alvaro

Entrambi in difficoltà, Martinez decisivo anche quando non segna, Morata micidiale nei 90'

Il leader "disperso" e l'uomo delle finali: duello Lautaro-Alvaro
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C'è poco da stupirsi che nella Supercoppa italiana di Riad, l'esultanza più attesa sia in castellano. Lunfardo o madrileno che sia, pur che valga oltre al titolo anche il riscatto di due tra gli uomini più attesi. Lautaro e Morata si giocano titolo, prima pagine, e un colpo di spugna sulla patina di alone che accompagna il loro arrivo alla finalissima.

Lo spagnolo del Milan è uomo di finali ma non segna da un mese, l'argentino è andato sì in gol contro il Cagliari nell'ultima gara del 2024, ma ha poi accusato una ricaduta di mira sbagliata nella semifinale di Supercoppa.

Proprio il campione del mondo paga dazio a una condizione distante da quella a cui aveva abituato solo lo scorso anno. Quando non era stata cosa da poco chiudere con la fascia al braccio e titolo da capocannoniere la stagione della seconda stella. Una rondine che fece primavera, se è vero che nell'estate del Toro era poi arrivato il titolo sudamericano con gol decisivo in finale alla Colombia e bis nella classifica cannonieri. Lecito quindi storcere il naso al settimo posto del Pallone d'oro, per lui che pure - a ben guardare - nell'anno solare di gol non ne ha segnati poi molti: il digiuno in A era iniziato già a febbraio (gol all'Atalanta) e l'astinenza si era protratta sino al termine del campionato, con la rete del 10 maggio al Frosinone come eccezione. Dei 6 centri del campionato in corso, due sono arrivate a fine settembre con l'Udinese. Una sola la rete in Champions nel 2024: gol al Salisburgo nel novembre 2023, poi esultanza solo lo scorso 1 ottobre, nel 4-0 alla Stella Rossa. Certo, l'importanza di Lautaro va oltre al gol, crea occasioni e lavora per la squadra. Caratteristica che l'accomuna proprio a Morata: non ha la mobilità esaltata da Allegri nella sua seconda esperienza juventina («giocatore da partita secca, è micidiale, lui le finali le decide»), ma da centravanti manovra per gli esterni, scende a giocare di sponda e favorisce gli inserimenti delle mezzali. E il suo carisma di uomo da finali, confermato dallo status di capitano della Spagna campione d'Europa, basta ad alzare l'asticella di tutto il gruppo. Morata, in fondo, anche nella sua (doppia) precedente esperienza italiana in maglia bianconera aveva segnato 59 gol in 185 apparizioni.

Proporzioni nei fatti migliori a quelle maturate sin qui in rossonero (5 gol in 19 presenze), in cui gli si imputa uno scarso coefficiente realizzativo, anche rispetto a Giroud (17 gol e 9 assist nella sua ultima stagione al Milan). Ma con le incognite di tenuta su Thuram e Leao, Lautaro e Morata si prendono sulle spalle l'onere di cercare di essere anche qualcosa in più di uomini squadra. A Inter e Milan, mai come oggi, servono i loro gol.

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