L'ex vice di Lippi: "Ecco perché si è dimesso da c.t. della Cina. Il caso Cannavaro? Una provocazione"

Narciso Pezzotti, storico "secondo" di Marcello Lippi, racconta i motivi legati al suo addio alla panchina della nazionale cinese: "È stato criticato dalla stampa". E sulla "rieducazione" imposta a Fabio Cannavaro: "Solo una provocazione"

L'ex vice di Lippi: "Ecco perché si è dimesso da c.t. della Cina. Il caso Cannavaro? Una provocazione"

"Mi dicono che Marcello sia andato via subito dopo la partita, furente. Le dimissioni? Ha un carattere forte. Quando prende una decisione è difficile che torni sui suoi passi". Narciso Pezzotti, storico vice di Marcello Lippi, commenta così il passo indietro dell'ex allenatore dell'Italia da c.t. della Cina dopo la sconfitta per 2-1 con la Siria nelle qualificazioni ai Mondiali 2022.

"So che ho uno stipendio alto, anzi, altissimo", ha detto Lippi nel post-partita di Dubai, prima di alzarsi dalla sedia e andarsene. "Non ho ancora visto il video - ammette Pezzotti, che conosce il tecnico viareggino da 25 anni e lo ha affiancato alla Juventus e in Nazionale - ma a questo punto sarà difficile che cambi idea. A meno che non intervenga qualcuno dall'alto". Magari il presidente cinese Xi Jinping in persona, che aveva convinto Lippi, durante la cena di Stato al Quirinale dello scorso marzo, a tornare sulla panchina del Dragone. "Marcello era tornato in Cina - spiega Pezzotti - dopo che avevano accettato tutte le sue condizioni. Le prime partite erano andate bene, almeno fino allo 0-0 con le Filippine".

Pezzotti: "Lippi accusato di guadagnare troppo"

"I giornali cinesi hanno attaccato Lippi accusandolo di guadagnare troppo. Marcello non l'ha presa bene. E la sconfitta con la Siria ha fatto traboccare il vaso", racconta Pezzotti. Convincendo l'ex tecnico della Juve a lasciare tutto, compreso il maxi-stipendio da 20 milioni l'anno. "Mi hanno detto che, subito dopo il triplice fischio, aveva minacciato di dimettersi. Ma non credevo che lo avrebbe fatto davvero. Peccato, forse c'era ancora tempo per recuperare". In effetti, la Cina è seconda nel suo gruppo a quota 7 punti, cinque in meno della Siria. Dunque c'era tutto il tempo di invertire la rotta. Ma Lippi, da vero lupo di mare qual è, ha deciso di tirare i remi in barca. Solo un punto nelle ultime due partite contro Filippine e Siria. Ma è solo colpa sua? Pezzotti dice di no. "Marcello è stato ai patti. Lui andava in Cina solo per gli impegni ufficiali e il resto del lavoro lo faceva da casa, mentre là rimaneva il suo gruppo di lavoro. Lippi, al momento dei sorteggi, mi aveva detto - svela il suo storico vice - di essere soddisfatto. Poi, però, qualcosa è andato storto. Ripensarci? Ripeto, lui ha un carattere forte. Forse solo Xi Jinping può fargli cambiare idea".

Il calcio in Cina secondo il presidente Xi Jinping

Xi, segretario generale del Partito comunista cinese dal 2012 e Presidente della Repubblica popolare cinese dal 2013, è un grande appassionato di calcio. Dalla sua ascesa al governo. il calcio del Dragone ha fatto grandissimi passi in avanti, soprattutto nello sviluppo di strutture e vivai. Ma non basta. Ci vuole tempo. Pezzotti - che è figlio di contadini e ha fatto l'allenatore in seconda di Lippi ai Mondiali 2006 - fa ricorso a una metafora "agricola" per spiegare cosa non va nel calcio di Pechino che, sulla carta, può disporre di un bacino sterminato di giocatori. "Non si può seminare oggi e avere il granturco domani. Bisogna aspettare, anche se i loro progressi sono indiscutibili. Nel 2012, quando io e Lippi siamo arrivati al club del Guangzhou Evergrande, non esistevano neppure i campionati giovanili".

"E quando andavo in giro a cercare ragazzi da inserire in squadra - racconta - erano i papà a decidere se far fare loro calcio o scuola. In pratica, non concepivano la possibilità di coniugare le due cose". E infatti, nel "continente" cinese, non c'era neanche una scuola calcio. "Il Guangzhou è stato il primo club a dotarsi di un'accademia: decine di campi da calcio e 3mila bambini. Ma c'erano altri problemi". Risolti in parte grazie a Lippi e al suo staff, che avevano dato al club di Canton un'organizzazione "italiana". Contribuendo così alle numerose vittorie della "Juventus cinese", in campo nazionale e internazionale.

"Cannavaro? Non è dovuto tornare a scuola..."

Quindi l'esperienza da c.t. della Cina in due fasi: 2016-gennaio 2019 e maggio-novembre 2019, con le clamorose dimissioni annunciate giovedì sera. Una parabola che ricorda vagamente quella del figlioccio di Lippi, Fabio Cannavaro. Suo assistente al Guanghzou Evergrande, ne è diventato allenatore nel periodo 2014-2015 e poi nel 2017 fino all'ottobre di quest'anno, quando il club del proprietario Xu Jiayin, l'uomo più ricco della Cina grazie a un patrimonio personale di 44 miliardi di dollari, gli ha dato il benservito con una decisione senza precedenti. Niente esonero, ma una "sospensione" dall'incarico di allenatore della prima squadra e l'obbligo, imposto al tecnico 46enne, di seguire un corso di cultura aziendale. Una roba mai vista, inconcepibile per noi occidentali ma perfettamente normale - o quantomeno accettabile - in Oriente. Cosa è accaduto da allora? Lo racconta Pezzotti.

Calcio&Dragone, tanti soldi e poca esperienza

"Da quel che so, non mi risulta che Fabio abbia frequentato quel corso. Probabile che sia stata solo una provocazione del club. La cosa si è ricomposta e Cannavaro - continua - finirà il campionato. Poi vediamo cosa succede". Una stagione sulle montagne russe per il Pallone d'Oro 2006, partita così così, proseguita benissimo - 12 vittorie in 13 partite tra maggio e agosto - e inceppatasi nel rush finale. "Fabio è partito con una squadra molto giovane e senza l'obbligo di vincere il titolo", chiarisce Pezzotti. Eppure, una volta presa la vetta, lo scudetto sembrava cosa fatta. Almeno fino alla crisi di ottobre, quando le cose sono precipitate e il Guanghzou ha "mandato a scuola" Cannavaro. Una boutade, quindi.

Una provocazione in un mondo del calcio, quello del gigante cinese, con un sacco di soldi ma poca esperienza. Anche se, spiega ancora Pezzotti, "la Cina, grazie agli investimenti del governo, ha fatto passi da gigante".

Dunque, fa intendere l'ex allenatore in seconda di Lippi, il problema è la scarsa esperienza. "Loro, giustamente, vogliono essere primi in tutto. Ma per sfondare nel calcio hanno ancora bisogno di tempo. Senza contare - conclude Pezzotti - che stanno vivendo un momento di transizione.

Quasi tutti i centrocampisti della nazionale sono piuttosto in là con gli anni". Insomma, non c'è stata una svolta generazionale. E a pagare, come succede in questi casi, sono gli allenatori. Come Lippi e Cannavaro.

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