La lezione di Szczesny: così si ritira un campione e un vero uomo

L'ex bianconero: "Il corpo è ancora pronto, il cuore no. È il momento di dedicarmi alla mia famiglia"

La lezione di Szczesny: così si ritira un campione e un vero uomo
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Possiamo dirlo ad alta voce, senza il timore di passare per romanticoni da strapazzo e nemmeno da ausiliari del tifo bianconero: avevamo proprio bisogno, in questi giorni finali di calcio-mercato, di una storia come quella che ci ha regalato Tek. Sì, proprio lui, Tek Szczesny, portiere di anni 34 anni, nazionale polacco, colonna della Juventus di Allegri, appena svincolato dal contratto molto ricco con casa Agnelli. Ieri, in maniera molto semplice ma efficace, ci ha massaggiato il cuore. Perché pur essendo libero (qualche settimana prima ha rescisso con la Juve che gli aveva preferito Di Gregorio per volere di Thiago Motta), pur avendo la possibilità di prendere casa e stipendio ricco da qualche altra parte, ha scritto un post brevissimo e al tempo stesso sorprendente (per chi non conoscesse la pasta dell'uomo). Ha spiegato: «Ho dato al gioco 18 anni della mia vita, ogni giorno, senza scuse. Oggi il mio corpo si sente ancora pronto per delle sfide ma il cuore non c'è più. Sento che è arrivato il momento di dare tutte le attenzioni alla mia famiglia, alla mia incredibile moglie Marina e ai nostri due bambini Liam e Noelia».

Fosse stato possibile, avendolo avuto a portata di abbraccio, avremmo abbracciato Tek con affetto sincero. Perché ascoltare un epilogo come questo, firmato da un autentico campione di una razza ormai estinta, è la cura migliore per dimenticare tutte le storiacce registrate in questi giorni di calcio-mercato. Ne abbiamo registrato di ogni tipo: professionisti (Koopmeiners) che spediscono certificati medici per sottrarsi all'impegno contrattuale e partire per l'adorata destinazione (Juve), mercanti che si ribellano all'idea di considerare il proprio assistito (Osimhen) un pacco postale, oppure il dietro front di Dybala - o molto più probabilmente della moglie - dinanzi alla ricca proposta araba che voleva liquidare la Roma con due bruscolini. Ecco il merito di Tek che faceva ammattire Allegri ai tempi perché nello scrivere la formazione alla lavagna nello spogliatoio Max non riusciva mai a mettere in fila giusta le consonanti del cognome: il merito di aver scelto gli affetti, la famiglia e in particolare quel bimbo di pochi anni che - così confessò - «ho trascurato e lui lo ha patito».

Non è infine un caso se poi, nel giorno del suo addio al calcio giocato, senza avere davanti un altro lavoro, la figura dell'uomo Tek e quella del portierone polacco quasi si sovrappongono. Perché, come ripete Arrigo Sacchi: «I piedi posso accomodarli io, la testa invece no».

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