
L'Inter che non vince a Parma, anzi che si fa rimontare, ed è persino peggio, è vittima della sua forza, che è tanta, ma evidentemente non abbastanza. Forte da essere in testa al campionato, ma non a sufficienza per dominarlo come lo scorso anno (14 punti in meno). Forte per essere rimasta dentro a Champions League e Coppa Italia, ma non senza equilibrismi per poterlo farlo. E giocando sul filo, è giusto sapere che ci si prende dei rischi. Un anno fa, alla volata vincente in campionato non furono estranee le eliminazioni agli ottavi sia in Europa (a febbraio) sia in Coppa Italia (a dicembre).
E così se contro il Milan gioca la versione bis e in partenza a Parma quella originale, col doppio vantaggio su Chivu, Inzaghi per necessità punta i riflettori verso il Bayern, toglie Bastoni che normalmente potrebbe continuare a giocare (difatti già ieri si è allenato), mettendo al suo posto Augusto, che così non ha più quando invece gli servirebbe per dare fiato a Dimarco o Darmian. E poi fuori Calhanoglu e Lautaro e alla fine il Parma pareggia, rischiando di vincere, così come l'Udinese una settimana prima aveva rischiato di pareggiare.
Due punti persi, a guardare il bicchiere mezzo vuoto. O tre punti trovati, a guardarlo pieno. Perché l'Inter che insegue il triplete, l'Inter che non ha scelto perché certe cose non si scelgono, è sì dentro tutto, ma non ha ancora vinto niente e anzi ha appena perso la possibilità di schiacciare sotto due notti di ansiosa pressione l'unico rivale che gli è rimasto sulla strada dello scudetto. Che è poi l'unica cosa che veramente conta per mettere il simbolo matematico davanti alla stagione nerazzurra, sarà un «+» o sarà un «-», positiva o negativa, proprio a seconda di come finirà la Serie A. La Champions sono prestigio e denari, ma nessuno si aspetta che Inzaghi la vinca. La Coppa Italia per chi gioca col tricolore sul petto, se arriva da sola è coppetta, non certo traguardo. E sul secondo scudetto che Inzaghi si gioca il futuro.
Quella di Parma era la 46esima partita dell'anno nerazzurro. Stasera il Napoli gioca la sua 34esima partite di stagione. Conte a fine maggio arriverà in totale a 41. Per Inzaghi, male che vada, saranno 56 partite, senza contare il Mondiale per Club, che peraltro è stato considerato nei piani di preparazione, come ha spiegato lo stesso tecnico, pochi giorni fa.
E 15/20 partite in più sono un mondo, mezza stagione. La rosa è ampia, ma gl'infortuni sottraggono risorse. E fra i giocatori più forti, l'età media è più alta. L'Inter che vuole tutto, deve preoccuparsi di non fare indigestione.
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