L'Inter prova a farsi bella poi la solita fesseria finale

Shaqiri imperversa e segna, torna anche la doppietta di Palacio. Ma centrocampo leggero, dietro si balla e il Celtic pareggia al 94'

L'Inter prova a farsi bella poi la solita fesseria finale

Nostro inviato a Glasgow

L'Inter del thrilling rovina anche questa. Fa e disfa tutto nel primo tempo, concede l'ennesimo buco difensivo finale ad un italiano, guarda caso, John Guidetti, entrato per recuperare la partita in un quarto d'ora, un tipo che Mancini aveva conosciuto bene proprio in Inghilterra. L'Inter ancora una volta non batte il Celtic (tre pareggi e una sconfitta nel '67) e stavolta è stata bella frittata. Meglio pensare al ritorno di questa Europa league per recuperare il tesoro. Palacio e Shaqiri hanno provato a portarla fuori dai suoi disastri difensivi, Carrizo ha tenuto botta fin quasi all'ultimo. Il Celtic sarà pur strapotente in Scozia, ma è da retroguardia in Europa.

Trequarti d'ora di festival di sciagure difensive per divertire forse, per mettere i brividi di certo e per dimostrare che il buon calcio è altra storia. Poi l'ultima chicca al novantaquattresimo. Chissà cosa avranno pensato le vecchie glorie del Celtic che, insieme a Corso e Bedin, erano stati presentati alla folla in ricordo di quel 1967 che qui vale la storia di una nazione. Celtic Park fantastico nel suo totale bianco e verde sulle tribune, pioggia radente e fitta per rendere tutto più calcio d'epoca e calcio epico, peccato che poi ci sia stato il calcio vero. Presunto tale. Inter senza Handanovic in porta per uno sfizio rischioso di Mancini (chissà mai perché il portiere di riserva deve giocare la coppa?), Celtic rimasto alla festa dei padri nobili per mezz'ora. Mentre l'Inter si muoveva e correva, Shaqiri imperversava, loro parevano lumache nel chiudere spazi a centrocampo e in difesa. E l'Inter ne ha approfittato regalando buone sensazioni. Prima Shaqiri disfa la difesa in 13 minuti: Kuzmanovic lo pesca in area e lo svizzerello, che fa rima con torello, tira, prende il portiere, riprova e prende la porta. Poi Shaq ci riprova e ripesca la difesa Celtic imbambolata. Palacio è svelto ad approfittare della dormita di Izaguirre. Che dire? Partita in discesa, Inter sputafuoco, svelta nel gioco offensivo e nei movimenti di Shaqiri e Palacio. Tutto bene? No, tutto finito.

Scherzi del destino nerazzurro. Sì, appunto, attendere per vedere e, nel giro di un minuto, il Celtic è tornato Celtic e l'Inter difensiva ha rinnovato la maledetta tradizione. Due dormite di Campagnaro e degli sciagurati amici (Ranocchia e Juan Jesus, chi sennò?) hanno regalato i gol ad Armstrong, dapprima sbucato da sinistra su invito da destra di Matthews (servito da Kuzmanovic). Poi in raid centrale, per infilarsi subito dietro l'argentino: annegato nell'autogol.

Quasi da non crederci, con Mancini infuriato su tutti i fronti e il centrocampo in preoccupante annaspare per una ventina di minuti. Carrizo ha rischiato perfino la testa per evitare il terzo gol, l'Inter ha faticato per ritrovarsi ed arginare il ritmo del Celtic. Partita più vera fino all'ultimo svarione, all'ultimo minuto del primo tempo, della serie “disastri per tutti gusti”: papera di Gordon, portiere allungato su una palla ricacciata indietro. Tutto facile? Macché, pallone non trattenuto, Palacio aveva seguito e ci ha messo il piede.

Immaginate il sospirone interista e la dannazione scozzese.

Ripresa vissuta ancora fra alternanze al tiro e tremori nerazzurri. Carrizo ha disinnescato un paio di situazioni da gol, Icardi ha bruciato un contropiede sbagliando il passaggio a Palacio. Poi è uscito bagnando malamente il compleanno. Kovacic, entrato al suo posto, ha dimostrato che il pane duro è ancora poco.

Il secondo tempo del Celtic è stato più vivo e attento, quello dell'Inter un minestrone di calcio-spaventi. Squadra in difficoltà nel tener botta sul piano agonistico, centrocampo un po' leggerino e difesa al solito da delirio. Con affogo finale.

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