La fionda di Marco Spissu, il cuore di un drago come Niccolo Melli mastro di chiavi per cuori forti, l'energia di Lancillotto Fontecchio nostro primo cavaliere insieme a Polonara, i tentacoli del Pajola che ha soffocato la vanità dei serbi. Capolavoro a Berlino. Un altro, diranno i tifosi del calcio italiano, ma questa vittoria facendo 94 punti al Golia serbo resterà fra i capolavori nella storia del nostro basket. Pozzecco, il nostro mago di Oz, ha visto un tempo mezzo dalle tribune dopo essere stato espulso, dopo essere uscito in lacrime, abbracciando tutti i suoi e gli avversari, stringendosi al Danilovic, oggi presidente della federazione serba uscita denudata, insieme al veterano Pesic, al fenomeno Jokic, mettendosi poi in ginocchio dietro alle transenne per accogliere i suoi e i nostri eroi nell'incredulità dell'arena.
Quando siamo andati sotto di 14 punti all'inizio del secondo quarto eravamo rassegnati a raccontare una storia che pareva scritta. Melli e il Poz, invece, urlavano di avere fede e quando il maestro Pesic ha dato respiro a Jokic, centellinando Micic, Azzurra è diventata un'aquila con gli artigli. Vinti i due tempi centrali (25-23 21-17), ma dovendo ancora inseguire, pensavamo che la squadra avesse fatto anche più di quello che sognavamo. Da scomunica e ce la prendiamo volentieri anche se chi arrivava dal girone di Assago sembrava maledetto: fuori l'Ucraina che ci aveva messo nei guai, fuori la Croazia stordita dal talento del finlandese Markkanen (43 punti) che giocherà a Utah con Fontecchio. Ora mandare a terra chi era ancora imbattuto, chi aveva tutto per dominare, salvo l'umiltà, è stato un capolavoro da godimento sulle mura di Gerico dove è stato infilzato, dal Poz apprendista stregone in guerra col mondo e magari anche con se stesso, il Pesic che nel 1993 vinse con l'Europeo con la Germania e che Danilovic aveva richiamato dopo il sacco azzurro di Belgrado quando l'Italia di Sacchetti si guadagnò l'Olimpiade.
La partenza di Jokic ci ha stordito, i suoi 32 punti alla fine ci fanno dire che non basta essere superiori sulla carta ed MVP NBA per passeggiare invece di battersi, serve anche il cuore. L'Italia ne ha avuto tanto nella serata magica dello Spissu che ha segnato 22 punti proprio quando si borbottava per la scelta di pancia del nostro allenatore alla fine abbracciato ai suoi fidi assistenti, cominciando dal Casalone che guardava il cielo sopra Berlino, con occhi spiritati dal momento in cui il sardo ci dava il primo vantaggio all'inizio dell'ultimo quarto dove lui ha diretto la squadra vittoriosa. Farà curriculum dorato. Cavalieri di una tavola rotonda speciale, tutti quelli che hanno partecipato all'impresa e dietro al Melli da 21 punti, difesa straordinaria, un muro anche per Jokic, al Fontecchio che è arrivato a 18 dopo 20 minuti nel tormento, c'è stato un super Polonara, il primo zorro della notte, 16 punti alla fine, abbiamo stregato la presunzione dei serbi di medio valore con il Pajola che era dovunque, con la generosità di Ricci, gli attimi magici di Biligha, le sfuriate di Tonut e Ricci, il tocco magico di capitan Datome, tutti figli benedetti dal Carlo Recalcati che ieri ha vissuto da santo protettore dei giovani allenatori in panca il suo 77° compleanno.
Nell'ultima vittoria europea dell'Italia, era il 1999 a Parigi, battemmo in semifinale a sorpresa proprio i colossi della Jugoslavia.
Ora vedremo mercoledi (ore 17,15, Sky) se i pavoni della Francia faranno lo stesso errore di presunzione dei serbi sapendo di essere favoriti come lo erano Jokic e compagni che non sapevano come mordono i bassotti se li sottovaluti.
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