"L'Italia dopo aver vinto il titolo si è persa il ricambio generazionale". Intervista a Carlo Ancelotti

Il re del calcio europeo si racconta nel giorno dei suoi 65 anni. Dall'idolo Mazzola alla prima tv a colori, dal Milan al Real. E quei dubbi sugli azzurri

"L'Italia dopo aver vinto il titolo si è persa il ricambio generazionale". Intervista a Carlo Ancelotti

«Laggiù nel Montana, tra mandrie e cow boys, c'è sempre qualcuno di troppo tra noi». Così diceva la voce di Alfredo Danti nel carosello pubblicitario della carne in scatola. Era l'anno 1959 e il giorno dieci di giugno, nasceva a Reggiolo Carlo Ancelotti. Che c'entrano Gringo e Black Jack con lui? Il campione di Spagna e d'Europa è partito in vacanza, si è comprato il cappello da cow boy, sta nella splendida dimora di Vancouver e si trasferirà nell'ultima settimana di giugno nel Big Sky Country: «Mi sono appassionato con la serie televisiva Yellowstone, amo i cavalli, proviamo quest'esperienza». I cavalli, anzi la femmina Gala Real lo sta facendo ricco, se mai ce ne fosse il bisogno, correrà il Prix de Diane il prossimo 16 giugno a Chantilly: «Se vince, svolto. Andrà poi all'Arco di Trionfo». Il tono resta quieto, senza ricorso al chewing gum, Carlo Ancelotti si avvicina al compleanno: «Quando ero bambino di uno che aveva 65 anni dicevo che era un vecchio. Ho avvertito i miei figli».

Cioè?

«Che mica son vecchio, non li sento questi anni».

Giovinezza matura.

«Ho avuto la fortuna di vivere e crescere in un ambiente sereno, in famiglia non giravano i soldi ma l'atmosfera era sempre tranquilla, non c'erano litigi, rare le discussioni. Andavo a messa a piedi accompagnato da mio nonno, poi lui passava in pasticceria a comprare i dolci, quindi c'era il pranzo. Questa è stata la mia infanzia, prima che arrivasse il milione di Ceresini».

Ceresini, il Parma, i primi denari veri.

«Comprai un televisore a colori, costava una cifra, lo pagai 600mila lire. Il mio stipendio di calciatore era una certezza, mio padre, invece, viveva di speranze, sperava di vendere il formaggio, sperava di vendere un vitello, sperava di vendere il grano».

Nostalgia e rispetto del passato.

«Anni belli, per imparare a conoscere la vita. Mi prese la Roma versando una cifra importante, mi presentai sparando una richiesta di 100 milioni di ingaggio».

E Viola che cosa rispose?

«Tu sei matto! Non firmai, c'era l'Aventino, vi ricordate? Giorni caldi e tenaci, poi alla fine trovammo l'accordo, 20 milioni lordi. Capite che carattere forte avevo, no!».

Adolescenza col pallone e?

«Qualche giornalino di cow boys, capitan Miki e il Grande Blek ma avevo in testa il calcio e Sandro Mazzola era il mio idolo».

Perché proprio Mazzola?

«Mio cugino Amedeo Curioni di ritorno da Milano mi aveva regalato la maglietta dell'Inter, allora diventai tifoso nerazzurro, Mazzola era il calciatore dei sogni. Con lui avevo un pallino anche per Boninsegna».

L'Inter e non ancora il Real.

«Da bambino non ne sentivo parlare, poi quando dovevamo affrontare un avversario importante, qualcuno sbottava: non sarà mica il Real Madrid!».

Ripensandoci, non si è fatto mancare mai nulla.

«Basta fare l'elenco dei presidenti. Ceresini, Tanzi, Viola, Agnelli Gianni e Umberto, Berlusconi, Abramovich, Rummenigge e Hoeness, Al Khelaifi, Vichai (tralascio il lunghissimo cognome del presidente dell'Everton morto in un incidente con l'elicottero), Aurelio e Florentino. Un giorno dovrò scrivere un libro, io e i miei presidenti».

Di alcuni, citati con il nome.

«Con tutti ho avuto un ottimo rapporto».

Con qualche esonero.

«Quando si incrinano i rapporti, non quelli umani ma quelli professionali, è meglio lasciarsi senza polemiche e litigi».

Oggi accade il contrario. La situazione sembra avere preso una direzione schizofrenica, Klopp si ritira, Allegri licenziato, Mourinho va in Turchia, Sarri e Tudor si dimettono.

«Non vedo novità particolari, questo è il nostro mestiere da sempre ma il caso Klopp è significativo. La pressione continua, il carico di responsabilità diventano pesi eccessivi, l'ossessione prende il sopravvento. Era accaduto anche ad Arrigo Sacchi».

Ossessione, questa non riguarda Carlo Ancelotti.

«Conservo la passione, vivo così la partita, il gioco, il mio lavoro, mi porto appresso questo equilibrio da sempre, ho superato momenti non sempre positivi, dopo l'esperienza con l'Everton ero uscito dai radar, mi davano bollito, ero ormai vecchio. Poi a Napoli lo stesso».

Madrid la terra della seconda giovinezza.

«Madrid è speciale. Il Milan è nel mio cuore, ho giocato, sono stato allenatore, è una fetta grande della mia vita professionale. Il Real è il Real, che cosa di meglio ci può essere? Qui c'è il rispetto della storia, tutti i calciatori del passato sono presenti nelle fotografie del centro sportivo».

Anche Buyo, quello che sta ancora cercando quel pallone che come un razzo entrò nella sua porta a San Siro nella semifinale di coppa dei campioni?

«Certamente, con Francisco ci incontriamo spesso. In Spagna, come in Inghilterra, c'è il rispetto della storia che non è il passato, è la STORIA».

Una storia che non si ferma, anzi è pronta ad accogliere Mbappé e poi il diciottenne brasiliano Endrick accanto a Modric che compirà 39 anni a settembre.

«Modric è un esempio unico di qualità e di personalità. Purtroppo Kroos ha deciso di fermarsi, è un tedesco nelle scelte ma continuerà a vivere a Madrid, gli ho detto che se, in autunno, dovesse ripensarci, una telefonata e ricominciamo».

Venerdì parte il campionato d'Europa.

«Sono molto curioso della Germania in casa, ha una squadra interessante. E l'Italia? Che mi dite?».

Beh, dovrebbe parlarne il campione d'Europa della champions.

«Credo che ci sia mancato il ricambio generazionale dopo la vittoria nell'ultima edizione, dunque non so davvero quali possano essere le nostre possibilità. Seguirò le partite in tv, con la fortuna del fuso orario che mi consentirà di vederle al mattino».

Poi di nuovo Liga, champions e il mondiale Fifa per club.

«La Fifa se lo scorda, calciatori e club non parteciperanno a quel torneo. Una partita sola del Real Madrid vale 20 milioni e la Fifa vuole darci quella cifra per tutta la coppa. Negativo.

Come noi altri club rifiuteranno l'invito».

Torta di compleanno ordinata, cappello da cow boy acquistato, cavallo pronto, laggiù nel Montana il sole nel cielo è una palla di fuoco, vengon tutti a cantare con Gringo Ancelotti.

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