La prima clamorosa notizia di questo Mondiale è che non c'è un italiano neanche a pagarlo. No, non stiamo parlando dell'Italia calcistica, tristemente davanti alla tv, come ci sfottono gli svedesi (pensa te). Parliamo del classico italiano che trovi dappertutto, in ogni angolo del pianeta, emigrato, vacanziero, studente, latitante, senza fissa dimora e senza una ragione apparente. Salta fuori quando meno te lo aspetti, lo inquadrano in tribuna anche se stanno giocando Indonesia-Aleutine. Gli unici italiani visti ieri a Mosca erano gli inviati e gli opinionisti Mediaset che trasmette l'evento in esclusiva. Paghiamo subito dazio alla nostalgia. Ecco Pablito Rossi e Ciccio Graziani (campioni a Spagna '82), ecco Ciro Ferrara (terzo a Italia '90) ecco Alex Del Piero (campione a Germania '06). No, Alex non ha tradito Sky per Mediaset, ha solo tradito l'uccellino dell'acqua minerale per una marca di automobili.
Il Mondiale 2018 ci vede presenti solo in due ruoli: giornalisti e/o commentatori a raccontare le storie altrui o arbitri a decidere sulla regolarità del gioco altrui. Giornalisti e arbitri, cioè le categorie più odiate dal tifoso italiano medio stanno in Russia. Il reducismo è bello se dura poco. Comincia lo show, sfilano belle ragazze colorate a rappresentare le 32 nazionali in gara. Per preparare le loro acconciature hanno allargato di botto il buco nell'ozono, Robbie Williams canta con un completino che non passa inosservato, Putin è breve ma intenso, o almeno lo immaginiamo perché non ci sono i sottotitoli. Ah, un gatto ha preso il posto del mitico polpo Paul del Sudafrica 2010 come indovino.
Peccato, il polpo con le patate o alla gallega viene meglio.Ps: La Russia asfalta 5-0 l'Arabia Saudita. Noi abbiamo salutato il 2-1 di due settimane fa come un'impresa. Sarebbe meglio che stessero a casa anche i giornalisti italiani.
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