L'Italia delle troppe illusioni prenda esempio dall'Austria

Sci alpino, a Vancouver flop uomini, ma qui il Wunder team ha dominato: 9 podi e 3 vittorie. I nostri, partiti bene con le 2 medaglie di Innerhofer, si sono persi

L'Italia delle troppe illusioni prenda esempio dall'Austria

Sochi - Trentuno medaglie ripartite fra dieci nazioni, unica assente al banchetto olimpico la Svezia, arrivata a Sochi con un team fortissimo sia in gigante che soprattutto in slalom e tornata a casa a mani vuote, nemmeno un bel quarto posto! Il piatto forte, con nove medaglie di cui tre d'oro, se lo mangia l'Austria, che quattro anni fa ai Giochi di Vancouver subì l'onta delle zero medaglie in campo maschile e che stavolta trionfa in discesa con Matthias Mayer e soprattutto in slalom, con la doppietta Matt-Hirscher. Pancia bella piena anche per gli Stati Uniti, cinque medaglie (due ori), mentre Germania, Norvegia e Svizzera devono accontentarsi di antipasto e primo (grande partenza, poi calo) con tre medaglie, anche se la Svizzera, due ori abbastanza insperati, non può lamentarsi.

Due ori li vince anche la Slovenia, cioè Tina Maze, che però non si sazia mai abbastanza visto che dopo l'ottavo posto nello slalom finale era nera come se avesse fallito su tutti i fronti. Due medaglie, entrambe nel gigante maschile, le ha vinte anche la Francia, che si aspettava molto di più, proprio come l'Italia, che dopo l'argento e il bronzo di Christof Innerhofer si era illusa che le cose potessero continuare su quell'onda favorevole. A chiudere il medagliere dello sci alpino ci sono la Croazia di Ivica Kostelic, argento in supercombinata, e il Canada di Jan Hudec, bronzo in superG a pari merito con Bode Miller, tutto sommato deludente. Ben sei atleti hanno fatto doppietta, chiaro segnale del fatto che la neve "strana" di Rosa Khutor andava amata e accarezzata in modo particolare. Si tratta di Tina Maze, Anna Fenninger, Maria Hoefl-Riesch, Nicole Hosp e, fra gli uomini, Kjetil Jansrud e il nostro Innerhofer.

Ma, numeri a parte, che olimpiadi sono state? Tutti i timori della vigilia sulla neve, il caldo e la pioggia si sono rivelati fondati: la neve era molle, il caldo assurdo, la pioggia tanta, soprattutto per le due gare femminili di gigante e slalom. Ma alla fine le medaglie inattese si contano su una mano e sono l'oro di Gisin in discesa (l'ultimo dei suoi 7 podi in coppa l'aveva conquistato due inverni fa), il bronzo di Julia Mancuso in supercombinata (da 7 anni l'americana non saliva sul podio in questa specialità) e, fra gli uomini, l'oro di Viletta in supercombinata (una sola vittoria in carriera, ma in superG), l'argento di Weibrecht in superG (due soli piazzamenti fra i dieci in coppa, ma già una medaglia olimpica nel palmares, caso clamoroso!) e quello di Missillier in gigante (mai sul podio in coppa se non una volta in slalom). I titoli più meritati sono quello di Ligety in gigante, quello della Hoefl-Riesch in supercombinata e della Fenninger in superG, oltre a quello di Mikaela Shiffrin in slalom, anche se molti avrebbero preferito veder vincere la Schild, che meritava di coronare un carriera da numero 1 con l'oro olimpico.

La delusione olimpica è stato Aksel Lund Svindal, tornato a casa con un quarto, un settimo e un ottavo posto più una strana allergia. Il norvegese tenterà di rifarsi in coppa, che nel prossimo weekend farà tappa a Kvitfjell, casa sua, per due discese e un superG.

Fra le donne, la numero 1 finora è stata la Hoefl-Riesch e la sua avversaria più pericolosa Tina Weirather, che però nelle prove della discesa olimpica si è infortunata e ha dovuto rinunciare alle gare. Dovrebbe tornare in pista sabato a Crans Montana, dove riprenderà la coppa femminile con una gara di discesa.

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