L'Italnuoto fa il record ma è in allarme: le donne si sono perse

Sedici medaglie fra cui 5 ori. Il ct Butini: "Si deve lavorare sulle ragazze, manca spirito di gruppo..."

L'Italnuoto fa il record ma è in allarme: le donne si sono perse

Si è chiusa con un poker di medaglie l'avventura dell'Italia ai Mondiali di nuoto in vasca corta a Melbourne. Nell'ultima giornata di gare, Nicolò Martinenghi e Simone Cerasuolo firmano la doppietta (argento-bronzo) nei 50 rana, Lorenzo Mora sale sul terzo gradino del podio nei 200 dorso, infine c'è il bronzo per la 4x100 mista di Mora, Martinenghi, Rivolta e Miressi.

L'Italia porta così a casa 19 primati dall'Australia ed eguaglia le 16 medaglie di Abu Dhabi, con gli stessi ori ma un argento in più (5 - 6 - 5). Dunque, se guardiamo ai numeri, quello in Australia è stato il miglior mondiale in vasca corta della storia. Fra i personaggi copertina ci sono, ovviamente, Gregorio Paltrinieri, diventato il primo nuotatore a vincere due volte i 1500 nonché il primo a firmare la doppietta 800-1500, poi Thomas Ceccon, primo azzurro a vincere nei misti, inoltre le due staffette maschili della 4x100 stile libero e della 4x50 mista che hanno vinto l'oro con record del mondo. Successi che permettono all'Italnuoto di confermare la top 3 del medagliere alle spalle di Stati Uniti e Australia.

È grande Italia, come sottolinea il direttore tecnico Cesare Butini, che traccia un bilancio della spedizione azzurra. «È stata una rassegna ottima, di qualità superiore rispetto a quella dello scorso anno di Abu Dhabi. Ma, in generale, è stato un 2022 eccezionale per l'Italia, perché ci ha visti protagonisti ai Mondiali di Budapest di luglio e agli Europei di Roma di agosto in vasca lunga ed ora anche qui in corta a Melbourne. E non era scontato: perché la vasca corta per noi era un tallone d'Achille, fino a cinque anni fa facevamo fatica ad andare sul podio. Ora, invece, siamo molto molto competitivi». Rimane l'amaro in bocca per gli ori sfuggiti ieri nei 50 rana e nella 4x100 mista: pochi centesimi, 4 e 8, che hanno privato dell'oro sia Martinenghi sia la staffetta azzurra. «Ma i ragazzi hanno risposto bene anche dinanzi ad alcune avversità come quelle atmosferiche», prosegue il ct, «dietro alle due nazioni leader c'è l'Italia e questo mi sembra un dato acclarato ormai».

In questa edizione memorabile, però, non tutto è andato alla perfezione. Mentre gli uomini sono andati tutti almeno una volta sul podio, più in difficoltà le donne (che alla vigilia hanno perso Simona Quadarella) fra cui la campionessa mondiale di Budapest Benny Pilato non al meglio della condizione. «La squadra - conclude Butini - ha girato al top. Ma qualcosa non ha funzionato.

Bisogna creare anche tra le ragazze quello spirito aggregante e vincente che adesso unisce gli uomini. Adesso inizia la cavalcata verso i Giochi, in mezzo ci saranno i Mondiali di Fukuoka, dove cercheremo di confermare alcune individualità ed alcune situazioni di staffetta che sono importanti in ottica Parigi 2024».

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