Un tranquillo week-end di paura. Non proprio week-end: un week-begin, dato che in modo molto stravagante occuperà la domenica e il lunedì.
Dopo il bellissimo Mondiale, il ciclismo si avvia ai titoli di coda con due giornate piene di fascino e purtroppo anche di angoscia. Domenica il fascino irresistibile del Lombardia, ultima classica monumento della stagione, prima per durezza, nobiltà e autorevolezza. Poi però il lunedì di angoscia, con quella che solitamente è una grande festa, la presentazione del prossimo Giro d'Italia, ma che stavolta è pesantemente segnata dallo scandalo interno alla Rcs Sport, società organizzatrice, i cui vertici si sono visti decapitati nel giro di poche ore (sospensione per Acquarone, Pastore e Catano), in attesa sia chiarita l'oscura vicenda di maneggi e ammanchi nella contabilità (già dimissionata in tronco la responsabile amministrativa Laura Bertinotti).
Per la serie non ci facciamo mancare niente, il ciclismo chiude come aveva cominciato, con lo strascico lunghissimo del caso Armstrong. La congiunzione astrale che da anni grava sul mondo delle corse non tende minimamente a sciogliersi. Questa bomba in casa Rcs sta provocando un fungo atomico. Dall'indagine interna, ormai arrivata anche negli uffici giudiziari, emerge che qualcuno «avrebbe utilizzato transazioni finanziarie tra la società e altre associazioni sportive per creare fondi, da cui sarebbero poi stati sottratti i soldi». La losca faccenda ovviamente andrà avanti ancora un bel po', ma lunedì qualcuno dovrà pur presentare il nuovo Giro - partenza dall'Irlanda, finale sullo Zoncolan, arrivo a Trieste - cercando di farsi largo tra imbarazzi e rossori. Se non altro, anche in questo caso il ciclismo conferma la sua tradizione: non si fa mancare niente in tema di brutture e porcherie, ma non esita ad affrontare in prima persona l'operazione pulizia. Come poi il Giro riuscirà a superare anche questo collasso sarà tutto da vedere. Chi resta - a livello dirigenziale il nuovo amministratore delegato Riccardo Taranto, a livello tecnico Mauro Vegni - dà comunque garanzie. Il problema sarà più che altro ricostruire l'immagine aziendale, così orrendamente deturpata da buchi di bilancio e giri oscuri. Sullo sfondo, oggi non più così fantascientifica, c'è sempre l'ipotesi di vendere il Giro al migliore offerente: non è un segreto che da tempo sia alla finestra, con sguardo molto interessato, la potentissima Aso, storica organizzatrice del Tour e da poco titolare anche della Vuelta di Spagna. Con il Giro, i francesi completerebbero il tris delle grandi corse a tappe e acquisirebbero anche il prestigioso duetto Sanremo-Lombardia, diventando padroni assoluti del ciclismo che conta, cioè di un enorme business.
Si farebbe però un torto alla passione più vera se tutti quanti si riducessero a parlare solo di ciclismo nei suoi aspetti collaterali, sia il doping, sia adesso l'intrigo Rcs. Per fortuna ci sono anche le corse e lo spettacolo, con i campioni ancora in pista per l'ultimo duello. Da Bergamo a Lecco, passando per le salite carogna di Lombardia, va in scena la classica più feroce (persino della Liegi-Bastogne-Liegi), ultimamente anche immediata rivincita del Mondiale. L'Italia schiera ancora il suo santino, Vincenzo Nibali, il campione stakanovista che corre da gennaio all'autunno, sempre tra i primi, spesso primo. Dopo l'eroica corsa iridata - caduta, rimonta, attacco e inevitabile sconfitta allo sprint -, Nibali proverà con Basso a riportare in Italia una grande classica, cinque anni esatti dopo l'ultima vittoria (Cunego, Lombardia 2008). E' un lustro terribile, interminabile, cupo.
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