La Shiffrin è... Speciale E ora tocca a Razzo & C

Mikaela più giovane regina dello slalom. Le nostre ko. Oggi gli azzurri cercano l'oro che manca ancora

La Shiffrin è... Speciale E ora tocca a Razzo & C

Sochi - Dopo il quinto posto nel gigante, Mikaela Shiffrin era furiosa: «Volevo vincere, sono delusa, ma farò tesoro della sconfitta e sono convinta di una cosa: la prossima volta non arriverò quinta». Se si riferisse al prossimo gigante olimpico o all'imminente slalom non si sa, si sa solo che ieri, dominando l'ultima prova femminile di questi Giochi, l'americana è diventata la più giovane di sempre a vincere uno slalom olimpico, a 18 anni e 345 giorni, togliendo il primato alla nostra Paola Magoni che a Sarajevo '84 vinse a 19 anni e 156 giorni. L'impresa ha del mostruoso in un mondo dove le trentenni sono ancora grandi protagoniste: Marlies Schild, 14 anni più di Mikaela, è argento - davanti alla compagna di squadra Zettel - e a sua volta batte un record: è la più anziana di sempre sul podio di uno slalom olimpico.
Potrei raccontare di una gara che non ha avuto storia, se non nella bella rimonta della Schild nella seconda manche, o dell'errore di Mikaela, sempre nella seconda manche, che avrebbe messo fuori molte ma non lei («sarebbe stato il momento peggiore della mia vita» dirà). Credo sia però più interessante riferire quanto sentito da Livio Magoni, l'allenatore delle due azzurre in gara (Costazza e Brignone, fuori entrambe nella seconda manche) che ha spesso visto l'americana in allenamento: «Lei fa magari 15 prove e in tutte e 15 il suo tempo è quasi identico, ha una regolarità e una continuità ad altissimo livello quasi incredibile. Non sbaglia, non molla, non cede mai. E in gara trasporta queste sue sicurezze senza problemi». Nei giorni scorsi, la Shiffrin aveva impressionato: «Tutti mi dite che sono i miei primi Giochi, in realtà io ho vissuto dentro di me questo momento talmente tante volte che è come se ne avessi già fatte mille di olimpiadi! Negli ultimi giorni non ho fatto altro che vedermi già qui, in conferenza, e poi in gara e sul podio, sul gradino più alto ma anche sul più basso. E mi sono anche vista cadere, in modo da capire perché, per quale errore, in modo da evitarlo!». Ieri, dopo il trionfo, nella conferenza delle medaglie, quando le han chiesto se ora la sua vita cambierà, Mikaela ha risposto tranquilla che «sì, cambierà, ma esattamente nel modo in cui voglio che cambi». Sembra quasi che non provi emozione: che si stia trasformando in un robot anche fuori dalle piste?
Oggi tocca agli uomini, per uno slalom dalle molte incognite, prima fra tutte la pista, su cui Ante Kostelic si è divertito a tracciare le sue solite trappole. La seconda incognita sono le condizioni di Marcel Hirscher, lo slalomista più forte degli ultimi tre anni, l'uomo che più di tutti meriterebbe l'oro. Anche lui, come la Shiffrin, dopo la sconfitta in gigante - quarto posto - era nero, ma a differenza dell'americana non ha promesso vendetta, anzi, ha detto «non aspettatevi niente in slalom, su questa pista e questa neve so che non andrò bene». L'austriaco è parso davvero nervoso e tutti, nel suo team, sono preoccupati. «Non sta sciando bene» dice Hans Pum, grande capo degli austriaci, e questo dal giorno della sconfitta subita a Schladming dal giovanissimo norvegese Kristoffersen, che sarà fra i favoriti assieme a Neureuther, Matt, Pinturault e gli svedesi.


L'Italia ha quattro uomini da medaglia, al via con il 6, Patrick Thaler, due volte sul podio in stagione, il 15, Manfred Moelgg, non proprio fortunato al sorteggio, il 17, la mina vagante Stefano Gross e il 22, Giuliano Razzoli, campione uscente.

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