L'uragano nell'urna che spaventa le milanesi

Harry Kane è diventato "hurricane" per i tabloid: il bomber anti divo che non ama la ribalta

L'uragano nell'urna che spaventa le milanesi

Kane è dietro la palla, Kane è dietro la palla!

Eric Dier disperato, Danny Makkelie ha annullato il gol di Harry Kane e gli Spurs devono giocarsi l'ultima contro il Marsiglia per restare in testa al girone di Champions. Ma ci sono arrivati ugualmente e adesso sono lì a mettere ansia, buoni per entrambe le milanesi nel prossimo ottavo. E occhio a Hurricane, l'antidivo. A 29 anni Harry è ancora a zero titoli per poterlo definire un campione e viene anche da una stagione abbastanza triste, eppure non è un giocatore normale e per capirlo è necessario uscire dagli stereotipi del calcio da circolo degli avvinazzati per potersi innamorare del suo football, non ha il dribbling stretto, non è irruento nel gioco, non urla in giro, non è plateale, non impreca con chi non gli passa la palla e non rimprovera mai un compagno che sbaglia. Eccessivamente riservato per andare in copertina, le poche volte che ce lo hanno messo ha deluso, troppo composto, non dà titoli, anzi, davanti a domande scomode arrossisce e perde la parola. È successo in diretta tv quando al termine di un Tottenham-Southampton, vedendolo evidentemente imbarazzato, Josè Mourinho è intervenuto alle sue spalle definendolo il migliore in campo e uomo partita. Harry a quel punto è diventato un bambino vergognoso incapace di parlare e l'intervista è stata sospesa. Cose che a lui non interessano, si è fatto un bel mazzo per arrivare dov'è e prima che gli Spurs, dopo schiere di centravanti che avevano fallito, puntassero dritti su di lui, affidandosi a quel londinese di Chingford, periferia anonima, con la parlata da metalmeccanico schernito dalla esclusiva middle class della City. Ma poi sono finiti tutti fra le sue braccia. Lui sbuca. Sa sempre scegliere la fetta di campo dove arriva il pallone, gioca semplice e la mette proprio quando tutti stanno pensando che con lui si gioca in dieci. Detrattori tanti, continuano ancora a puntargli contro il dito, uno che segna tanto, è vero, ma quando non serve. Ma chi gli è vicino o gli è stato compagno di squadra, al suo nome si apre in un sorriso, il più generoso sulla faccia della Premier, sembra quasi provare una sorta di godimento nel poter aiutare gli altri e lasciargli i riflettori, il gol è della squadra, e poi scagliarglisi contro è rimbalzare sistematicamente.

Al gol annullato contro lo Sporting di Lisbona è successo il finimondo, il labiale di Dier è diventato virale, Conte ha perso qualche anno di vita, lui impassibile perché non serve far cagnara, c'è un arbitro, c'è il Var, c'è una giustizia che pare assente ma esiste. Infatti il gol è stato annullato giustamente per fuori gioco. Eppure di realizzatori come Harry Kane ne nasce uno ogni dieci, quindici anni, d'accordo Messi, Ronaldo, Mbappe e Lewandowski, ma lui è lì sotto traccia, la sua grande abilità, come l'uragano che arriva, forse, e poi magari non passa neanche da qui, invece no, si presenta regolare e inginocchia. Quasi un metro e novanta per novanta chili, capitano del Tottenham Hotspurs e dell'Inghilterra, tre volte capocannoniere in Premier League, capocannoniere dell'ultimo mondiale in Russia, primatista con 39 gol realizzati in un anno solare in Premier, miglior goleador degli Spurs dietro solo a Jimmy Greaves, il più giovane a raggiungere quota venti in Champions strappando il primato ad Alessandro Del Piero, primo calciatore della storia a realizzare due triplette consecutive con la maglia della nazionale a Wembley, gli manca quasi niente per arrivare a 250 reti in carriera.

E adesso occhio all'uragano di Conte e

Perisic, non ha ancora vinto niente per poterlo definire un campione ma si gioca in undici, se ognuno fa la sua parte meglio, l'augurio di Milan e Inter è che lo faccia anche l'urna di Nyon, l'uragano meglio stia alla larga.

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