“Sono nato su un campo di calcio, ce l’ho nel sangue. Il primo pallone del paese l’ho avuto io. Me lo ha regalato il marito di mia zia, un capitano inglese. Il pallone era mio e quindi la squadra la facevo io”. Maurizio Zamparini, ex presidente di Pordenone, Venezia e Palermo, deceduto oggi all'età di 80 anni, ha sempre avuto la passione per il calcio.
“Ho disputato la mia prima gara a 17 anni nel campionato di prima categoria nella Trevigiana”,racconterà l'imprenditore friuliano nativo di Bagnaria Arsa che si ritira dal calcio giocato nel 1961, ad appena vent'anni, nonostante fosse arrivato a giocare anche nel campionato Interregionale.“In campo ero molto indisciplinato, me la prendevo sempre con i compagni quando sbagliavo i passaggi e, a fine partita, con gli arbitri che puntualmente mi squalificavano. Ero molto forte, potevo sfondare, ma decisi di fare l’imprenditore". I primissimi calci al pallone, però, Zamparini li ha dati col Sevegliano, la squadra del paesino dove il nonno Maurizio faceva il capostazione. Suo padre Armando, invece, era un operaio specializzato in materia di motori navali emigrato in Venezuela. All'età di cinque anni, lascia la casa dei nonni per trasferirsi, insieme alla madre, in una casa popolare composta da due stanzette un bagno in comune. Quando sua madre decide di raggiungerlo, il giovane Zamparini va a studiare al collegio Renati di Udine e, poi, a Palmanova. “Qui mi sono diplomato perito e tanti anni dopo ho fondato una impresa edile che oggi è la più grande del Friuli”, dirà con orgoglio il vulcanico imprenditore che inizia la sua carriera professionale a 21 anni, poco dopo aver appeso al chiodo gli scarpini da calcio. “Quando mio padre è tornato dal Venezuela, abbiamo comperato il cinquanta per cento di un’officina alla Bovisa”, ricorderà Zamparini, fiero di aver iniziato la sua attività imprenditoriale costruendo marmitte per auto e termosifoni.
Sebbene Zamparini abbia investito in tantissimi settori differenti, il core business dei suoi affari resta la catena di centri commerciali Mercatone Zeta, MZ (sigla che richiama le iniziali del suo nome). In quasi 30 anni, dal 1972 al 2001, l'imprenditore friulano ne crea una ventina che, poi, rivende alla francese Conforama per una cifra pari a 1000 miliardi di lire. Negli anni '80 entra nel mondo del calcio acquistando il Pordenone Calcio, squadra che milita in Serie C2 e che cede molto presto per rilevare le azioni del Venezia Calcio. Nel 1987 fonde la squadra del capoluogo veneto con il Mestre e, nel giro di quattro anni, porta il Venezia dalla serie C2 alla serie B. Nel 1998, dopo un decennio di presidenza Zamparini, arriva la tanto agognata promozione in serie A con Walter Novellino in panchina e Alvaro Recoba in attacco. “Sono entrato nel Venezia su suggerimento di un amico. 'Prendilo, costa poco, è un affare'", dirà Zamparini sottolineando l'aspetto economico dell'impresa: “Con il Venezia ci ho rimesso duecento miliardi di lire”. Tra i dirigenti del Venezia Calcio c'è Giuseppe Marotta che racconterà così quell'esperienza: “Era il 1986. Io ho 29 anni e faccio il d.s. a Varese, Zamparini ne ha 45 e a Vergiate e a Palmanova in Friuli ha già lanciato i Mercatone Zeta che rivoluzionano il sistema di vendita in Italia. I centri commerciali li ha inventati lui. Ci piace il calcio, tentiamo l’impossibile: andiamo a casa di Lamberto Mazza che ha da poco venduto Zico, e Zamparini chiede di acquistare l’Udinese. Mazza ci pensa, poi dice no. Ma ormai Maurizio ha il pallino del calcio e io lo aiuto ad acquistare il 50% del Venezia, in C2. Divento suo d.g. nel 1995. E in 2 anni andiamo dalla B alla A, restandoci per tre".
Nel 2002 Zamparini rileva il Palermo calcio da Franco Sensi per 15 milioni e, in 15 anni di presidenza, la squadra siciliana raggiunge risultati mai ottenuti prima. Non solo ritorna in serie A dopo 31 anni, ma si qualifica persino alle coppe europee diventando una vera e propria “fabbrica di campioni”: dai vincitori di Berlino 2006 Cristian Zaccardo, Fabio Grosso, Andrea Barzagli e Simone Barone al capocannoniere Luca Toni a Paulo Dybala ed Edison Cavani. Gli ottimi risultati ottenuti sono sempre stati accompagnati da un temperamento fumantino di Zamparini che in più occasioni è stato deferito dalla Lega e che in 32 anni di calcio ha esonerato una serie lunghissima di allenatori: ben 66. “Gli allenatori sono come le angurie. Finché non le apri non puoi sapere quello che c’è dentro”, dirà tra il serio e il faceto.
Zamparini, in quegli anni, investe parecchio in Sicilia dove desta scalpore l'apertura nel 2012 di un enorme centro commerciale ribattezzato Zampacenter. "Ero ricchissimo, tanti anni fa ho venduto tutto ai francesi per mille miliardi di vecchie lire. Li ho investiti e ora di liquidità non ho nulla, zero, e in banca nei conti non c'è un euro. Ho tante aziende, tutte intestate agli altri, ai miei figli, così Equitalia non viene a beccarmi niente", confesserà alla Zanzara l'allora presidente del Palermo che, parlando sempre in libertà nel corso della trasmissione radiofonica di Radio 24, si vanterà di aver avuto "più di mille donne" nella sua vita. Nel 2011 entra in politica fondando il Movimento per la gente con l'intento di partecipare alle Regionali siciliane dell'anno successivo. “Voglio solo far capire che nutro una seria preoccupazione per questo Paese. Io ho cinque figli e dei nipoti, non voglio che vivano in un Paese così”, dirà Zamparini all'inizio della sua avventura politica che avrà vita alquanto breve tant'è vero che del suo movimento si perderanno ben presto le tracce.
Nel 2019 Zamparini finisce agli arresti domiciliari con l'accusa di falso in bilancio e autoriciclaggio nell'ambito di un'inchiesta sulle presunte irregolarità nella gestione e nei bilanci del Palermo Calcio, mentre l'anno dopo viene rinviato a giudizio. “Io non ho mai fatto una fattura falsa, non ho mai fatto niente. Sono una persona onestissima, in quattro anni di intercettazioni telefoniche non hanno trovato niente, perché non possono trovare niente”, si difenderà, poi, l'imprenditore friulano.
Nel dicembre 2021 Zamparini viene ricoverato d'urgenza a Udine e viene sottoposto a un intervento all'addome a causa di una brutta peritonite. Nel giro di poco tempo le sue condizioni peggiorano e muore dopo aver ricevuto le ultime cure nella clinica di Cotignola, in provincia di Ravenna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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