Il "made in Italy" in porta non piace più alle grandi

Le big sono decise a puntare su portieri stranieri. Adesso tocca ai giovani fargli cambiare idea

Il "made in Italy" in porta non piace più alle grandi

Da sempre, la scuola dei portieri «made in Italy» è considerata una delle migliori, se non la migliore al mondo. Eppure sono sempre di più gli stranieri chiamati a difendere le porte delle squadre italiane. Basta un semplice dato per evidenziare questa tendenza: 20 anni fa solo la Roma aveva uno straniero in porta (l'austriaco Konsel), oggi invece sono sette le formazioni di Serie A con il portiere titolare non italiano.

Un fenomeno che rischia di allargarsi, dato che i due portieri che rappresentano il passato, il presente e il futuro della Nazionale azzurra potrebbero lasciare il nostro campionato: Buffon è molto vicino all'addio al calcio, Donnarumma potrebbe invece andare all'estero. Juve e Milan, comunque, sono già corsi ai ripari: i bianconeri hanno in casa Szczesny, mentre i rossoneri hanno praticamente chiuso per Reina, a parametro zero. Per sostituire lo spagnolo, infine, il Napoli pensa a Leno del Leverkusen o a Rulli della Real Sociedad.

Si aprirebbe, così, uno scenario più unico che raro: l'anno prossimo le squadre che ora occupano le prime 6 posizioni in campionato potrebbero avere un portiere straniero. Ma mentre Juve, Milan e Napoli cambieranno, Roma, Inter e Lazio continueranno con i loro attuali portieri.

Alisson sta dimostrando di essere uno dei portieri più completi al mondo e la volontà della Roma è quella di tenerlo, a tal punto che al termine della stagione il club gli rinnoverà il contratto, senza clausola rescissoria. Certo, se poi il Real Madrid bussasse alle porte di Trigoria con un'offerta da 60 milioni, il discorso potrebbe cambiare. In caso di partenza del brasiliano, comunque, il secondo della Roma è Skorupski, che due anni fa con l'Empoli disputò un'ottima stagione. Inter e Lazio, invece, andranno avanti senza alcun dubbio con Handanovic e Strakosha. Lo sloveno ormai è uno dei punti fermi dei nerazzurri e continuerà a difendere i pali di San Siro, sperando di farlo anche in Champions, cosa che da quando è a Milano non è mai riuscito a fare. L'albanese, invece, intuizione di Inzaghi che lo allenava in primavera, ha già dimostrato il suo valore, con la consapevolezza che, dati i suoi 23 anni, non può che migliorare.

Al momento, l'unico che potrebbe rompere questa ipotetica egemonia straniera è Perin, il portiere del Genoa in orbita sia Napoli (ma non è il preferito) che Roma (solo se partisse Alisson).

Stupisce, comunque, il fatto che le grandi snobbino la scuola italiana, anche se è vero che tanti nostri portieri non sono riusciti a fare quel salto di qualità che gli avrebbe permesso di conquistarsi la porta di una big. Alcuni, come Viviano, Consigli, Sirigu e Mirante li troviamo in A a difendere le porte delle medio/piccole, altri, come ad esempio Bardi o Leali, si sono persi tra Serie B e estero.

Ciò ha creato, quindi, un buco generazionale tra Buffon e quei giovani

(Donnarumma, ma anche Cragno, Meret e Plizzari) sui quali il «made in Italy» ripone le speranze per tornare il migliore al mondo. Tocca a loro, a questo punto, convincere le grandi a puntare di nuovo sui portieri italiani.

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