Marc non aveva l'air bag il "salvavita" che divide la pista

Non è obbligatorio per questioni di monopolio e sponsor

Marc non aveva l'air bag il "salvavita" che divide la pista

Nello sci alpino si continuerà a cadere e rialzarsi, rischiare ben più di un graffio, soprattutto in discesa, sperando sempre che l'atterraggio sia gentile. Ieri non è stato così per lo svizzero Marc Gisin e il fatto che non indossasse l'air bag, sdoganato in gara nel novembre 2015, fa discutere. L'uso è facoltativo per evitare un monopolio: ad oggi è solo Dainese, forte dell'esperienza nelle moto, ad aver brevettato questo gilet D-Air Ski, prodigio di algoritmo e tempismo. Grazie ad una serie di sensori individua cadute rotazionali e si gonfia a proteggere spalle, clavicole e cassa toracica. In realtà da quest'anno, c'è pure un'azienda francese, la In&emotion che ha vestito, per esempio, la recente caduta di Tessa Worley. Ma finché i due competitor non saranno più consolidati, la Federsci internazionale lo renderà obbligatorio.

I campioni si dividono in convinti e contrari cronici. «Ad oggi il 40% degli uomini indossa l'air bag spiega Marco Pastore di Dainese - . Un 20% le signore: per loro la sperimentazione è partita due anni dopo». Eppure Lindsey Vonn si è subito convinta, Mikaela Shiffrin sta per provarlo e se ricordate il volo di Sofia Goggia a Cortina lo scorso gennaio, sapete che sta ancora ringraziando quel gilet. Fra gli uomini il dubbio è amletico e lo è stato anche ieri, analizzando la dinamica dello schianto di Gisin. Netto Dominik Paris: «Con un volo così, l'air bag non serve». Lui con Peter Fill rappresenta il no italiano. «Mai più senza» per Innerhofer e molti altri.

Stati Uniti, Canada ed Austria, oltre all'Italia hanno sposato la filosofia air bag. Matthias Mayer, oro olimpico 2014 in discesa, per molti fu salvato in Val Gardena nel 2015.

La Norvegia dei marcantoni della discesa ha detto no: «Però, a differenza di chi rifiuta senza averlo provato, Svindal e compagni l'hanno testato e abbiamo apprezzato le loro valutazioni», spiega Pastore che aggiunge, «siamo diventati partner della Svizzera: Lara Gut già lo utilizza». I contrari temono che l'air bag si apra quando non deve. «Possono esserci problemi di sponsor precisa Pastore ma noi puntiamo alla sicurezza di tutti». Meglio almeno provare.

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