È un Marchionne on e off quello andato in pasto ai giornalisti nella palazzina mensa di Maranello. Un Marchionne che piacerebbe a Crozza di cui il presidente della Ferrari ha detto un mondo di bene ma nella parte off della conferenza-pranzo-incontro-saluti natalizi e di tutto e di più. On the record quel che si può scrivere, off the record quel che è stato detto e che si vorrebbe scrivere. Complicazioni maranelliane dopo una stagione complicata.
L'ad di FCA e patron maranelliano ha infatti detto cose alla Mourinho, ha espresso preferenze sui piloti come al bar sport, e ha fatto mea culpa alla Marchionne. E cioè, lo si è scoperto ieri, in modo plateale e senza foglie di fico a celare imbarazzi. Il che è stata a suo modo una notizia. Il più manager di tutti e il più duro dei manager si è idealmente sdraiato nella sala pranzo della palazzina mensa e ha chiesto scusa a tutti, ho sbagliato io, non rifarò più questo errore. Parole sue e parole rigorosamente on: «Quando un tifoso deluso mi chiede del 2016 rispondo semplicemente che ho sbagliato io... In fondo uno sdraiato per terra non lo puoi picchiare...». Potenza della sport.
Accanto a questo Marchionne in versione friendly, Matteo Binotto, alla destra, e Maurizio Arrivabene, alla sinistra. Il primo, da luglio direttore tecnico del Cavallino, apparso disteso nei modi benché preoccupato dal carico enorme di pressione calato sulle sue spalle. Il secondo, il team principal, apparso molto preoccupato benché non disteso. Cioè molto teso. Il che avvalorerebbe le voci su una leadership se non vacillante, controllata a vista dal presidente.
Stavolta Marchionne, fresco di mea culpa, tra una pacca sulle spalle a Binotto e un'altra pacca sempre sulle spalle di Binotto - che a furia di ricevere scossoni era carico come un kers - si è ben guardato dall'annunciare, come lo scorso anno, «vinciamo a Melbourne, le vinciamo tutte, è la stagione della rivincita, puntiamo al mondiale». Si è limitato a un umile «non faccio più previsioni». A cui è seguito un meno umile dito puntato sulla mancanza di chiarezza e trasparenza della precedente gestione tecnica (l'ex dt James Allison). «Era un sistema gerarchico che bloccava il flusso delle informazioni; se uno dei miei mi dice abbiamo 2 o 4 secondi di vantaggio io gli credo. E così abbiamo fatto una... Una figuraccia. Ma ora non è più così». In questo Marchionne è andato in on e off allo stesso tempo. Si chiama cortocircuito. Perché gli è scappato «sono sicuro che i cambiamenti introdotti nel reparto porteranno nel 2017 a risultati importanti» (non ha detto vinciamo tutto...), e però ha messo le mani avanti «se andrà male alzerò la mano e dirò è colpa mia così non andrete in cerca di capri espiatori».
Last but not least e per fortuna on, la questione piloti. Paradossalmente, l'unico certo e confermato - parola del patron - è l'ultimo arrivato: Antonio Giovinazzi. Il pugliese e vice campione Gp2, «lo annuncio, da oggi è ufficiale, sarà il nostro terzo pilota e con lui non stiamo cercando di emulare la Red Bull con Verstappen, che è stato un caso unico e non si può replicare. Ci piace Giovinazzi perché è un gran pilota». Parole così nette non ha usato per i piloti titolari, sul cui futuro è stato più vago e meno appassionato. Il che è un tantino inquietante. Il presidente ha applaudito Raikkonen dicendo del vecchio pensionando finlandese «è stata la sua miglior stagione dal ritorno da noi e mi è piaciuto l'atteggiamento nelle difficoltà». E però su Vettel ha puntualizzato cose che riferite a un quattro volte iridato fanno pensare a un matrimonio che non si rinnoverà e, se solo si potesse, finirebbe subito: «Sebastian ha avuto un anno difficile perché l'auto non era all'altezza delle sue aspettative e perché il suo rendimento non ha riflesso le qualità di pilota». E qui, on o off, sa comunque di bocciatura e sa di Ferrari che alla voce piloti, per la prima volta da sempre, si presenta al via della stagione come un cantiere aperto. «È così perché entrambi hanno i contratti in scadenza» ha spiegato Marchionne, che poi, plauso alla cruda onestà, ha però ammesso «stiamo osservando in modo piuttosto dettagliato la disponibilità di altri piloti». Vien da sé che fioccheranno tensioni nella prossima stagione. A meno che il buon Binotto e i suoi uomini (molti i tecnici italiani) non scodellino una macchina monstre (verrà presentata a Fiorano il 24 febbraio).
Nella palazzina mensa c'è stato spazio per molta Italia. Da Giovinazzi, ai tecnici, al tormentone Alfa Romeo sempre utile per sostenere il lancio dei modelli del Biscione ma che nel modo in cui è stato accennato ha reso l'idea di quanto la situazione Ferrari sia difficile: «Alfa in F1? Come riavere una Rossa vincente? Più facile rispondere alla prima domanda... Sì, ne stiamo parlando e potrebbe diventare come la Toro Rosso per la Red Bull». E a chi sul tema gli ha fatto notare questa inconsueta accelerazione Ferrari sull'italianità, dai tecnici ai piloti, segue risposta secca e molto on: «Mica dobbiamo nascondere di essere italiani... Basta con queste idee negative.
È venuto il momento di cambiare il modo di pensare».La Rossa come una bella donna. Si è negata per decenni all'Italia e agli italiani e adesso si concede. Cosa non si fa per tornare nel cuore dei tifosi e rimettere su on la passione.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.