Marchionne si boccia se caccia Arrivabene

di Benny Casadei Lucchi

N on sarà dopo Budapest. Non sarà dopo il Gp di Germania. Ma sarà. Prima o poi sarà. Sergio Marchionne si siederà davanti a uno specchio e guardandosi dritto negli occhi sarà costretto a fare il bilancio di queste sue prime due stagioni in sella al Cavallino. Lo farà con se stesso. Perché tutte le scelte sono state sue. Sarà un bilancio positivo? Negativo? Lasciamo al diretto interessato la risposta. Noi, i tifosi, e persino i non tifosi una rispostina ce la siamo già data.

Ferrari bocciata. Ma non con il 4 in pagella di chi non studia o non ci capisce niente. Bensì con quei 5,5 tipici di chi si applica ma non riesce proprio e però potrebbe far molto di più. Solo un suicidio collettivo in casa Mercedes (sempre possibile visti Lewis e Nico) potrebbe salvare l'anno scolastico ferrarista. Altrimenti bocciata lei, la Rossa troppo fragile per stare al passo con i rivali; bocciato lui, l'Arrivabene team principal scommessa di Marchionne che tra Spagna e Monte Carlo aveva detto «se adesso dovessimo avere come riferimento le Red Bull, allora dovrei andarmene a casa...» e ora le Red Bull sono davvero davanti. E bocciato più di tutti l'altro lui: Marchionne.

Bocciato perché aveva detto del suo predecessore «nel caso della Ferrari i manager si valutano anche dai risultati sportivi e sono 6 anni che non vinciamo...». E adesso però gli anni sono 8 e il top manager un altro. Lui. Bocciato perché aveva aggiunto a fine 2014 «siamo in grosso ritardo con la macchina 2015 per scelte fatte da altri e che io non condivido». Solo che quelle scelte fatte da Domenicali e Mattiacci hanno scodellato una monoposto che ha vinto 3 volte e i cui meriti sono andati solo alla nuova gestione. Che invece ha progettato tutta la macchina del 2016.

Perché è questo che non si dice in giorni tesi resi ancor piu' agitati dal fresco rinnovo dello scarso Raikkonen. Un rinnovo che dà la netta percezione di un team che si è consegnato mani e piedi a Vettel (che per inciso non è né Schumi né Alonso).

È questo che non si dice in giorni maldestri in cui si vocifera di un Marchionne in procinto di giustiziare Arrivabene sua creatura. Che può succedere o che addirittura succederà. Ma quel giorno, ricordiamocelo e ricordiamolo: il presidente della Ferrari starà anche giustiziando se stesso.

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