Marchisio esce dal corridoio della gloria

L'addio del principino alla Signora: "Il bene della squadra viene prima..."

Marchisio esce dal corridoio della gloria

Il Principino era l'ultimo rimasto del corridoio della gloria. Veniva chiamato così, il passaggio tra la zona delle giovanili e quella della prima squadra. Alle pareti c'erano le foto di tutti quelli che ce l'avevano fatta. Claudio Marchisio era uno di questi, anzi, ne era il simbolo. Il soprannome principino gliel'avevano dato proprio quando fece quel percorso e si presentò tra gli adulti. Ai primi allenamenti arrivava elegante con giacche firmate e mocassini in tinta. E il nickname divenne virale. Il destino ha voluto che la prima squadra abbia abbandonato il Centro di Vinovo, dove restano le giovanili, proprio nell'estate in cui Claudio Marchisio dà l'addio alla Juventus dopo 25 anni. La sua parabola si stava esaurendo, tutti ne erano a conoscenza, lui per primo. Molta commozione, certo, ma Marchisio per primo si rende conto di quanto la Juventus sia bella ma spietata: «Amo questa maglia al punto che, nonostante tutto, sono convinto che il bene della squadra venga prima».

Alla Juventus non ritirano le maglie, neppure per i più grandi, neppure per quelli che hanno la faccetta di un ragazzino come Marchisio nella foto che l'ex numero 8 bianconero ha pubblicato sul suo profilo Instagram. Alla Juventus vincere è l'unica cosa che conta e quando non sei più funzionale all'imperativo bonipertiano, una sorta di legge morale kantiana, ti danno una pacca sulla spalla e ti accompagnano all'uscita. Con grande affetto, come hanno fatto con Buffon e con Marchisio, meno come è accaduto con Del Piero.

L'addio di Marchisio, dopo quello di Buffon, nell'anno di Ronaldo, è significativo perché conferma un cambio di rotta epocale. Alla Juventus non c'era mai stato un pronunciamento come quello del presidente del Real Madrid, Florentino Perez che aveva indicato la linea sociale: «Zidanes y Pavones». Cioè la creazione di una squadra dove i fuoriclasse pagati a peso d'oro (Zidane) si saldassero con i frutti migliori del settore giovanile (Pavon). Però, nei fatti, quella era anche l'idea bianconera. I tempi cambiano.

Adesso la bella gioventù serve a puntellare gli acquisti di giocatori, quasi sempre stranieri, già pronti per gli obbiettivi prefissati. La Juventus a trazione italiana non esiste più. Un'avventura come quella di Marchisio resterà un meraviglioso ricordo. Ora il percorso da Vinovo alla Continassa è più lungo e difficile.

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