Chiedimi chi era Mehdi Taremi da Bushehr, un puntino sul Golfo Persico. Chiedimi chi era Omri Glazer da Tel Aviv, il portiere della Stella Rossa di Belgrado al quale l'attaccante iraniano dell'Inter l'altra sera ha segnato su rigore in Champions League il suo primo gol in maglia nerazzurra. A migliaia di chilometri da Milano, nella stessa notte, i missili iraniani piovevano su Israele. Non sappiamo cosa sia passato nella testa dei due giocatori dopo il tocco sotto, imparabile, di Taremi. Una piccola battaglia vinta in solitaria senza sparare se non un pallone in fondo alla rete.
Solo il calcio sa mescolare così bene la Storia e le storie di pallone. Ci sono parole come attacco e difesa, innocue sulla bocca di un bimbo che gioca al Fantacalcio, pesanti se a pronunciarle è un ayatollah. C'è una geografia di luoghi segnati da un risiko infinito come Bushehr, porto commerciale scelto dalla Compagnia delle Indie diventato cruciale per i britannici nella guerra anglo-persiana. Oppure Belgrado, maltrattata da un conflitto fratricida nel cuore dei Balcani, laddove secondo Winston Churchill si produce «troppa Storia per essere digerita».
L'ex premier britannico aveva a cuore la Persia, nel 1953 assieme allo Scià Mohammad Reza
Pahlavi con il golpe Boot aveva provato a sottrarla dal giogo sciita che nel 1979 avrebbe stritolato Teheran, lui che amava il pallone e gli italiani, «in guerra come in una partita, che giocano a calcio come fosse la guerra».
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