Meno male che c'è Mancini! Che non parla di iella, sfortuna, complicazioni, stage o non stage, drammi calcistici, insomma non ci sta con le sensazioni negative ed anzi rilancia. Ieri, dieci minuti dopo il sorteggio della Final four di Nations league, che metterà di fronte Italia e Spagna il 6 ottobre a Milano (Francia-Belgio l'altra semifinale il 7 a Torino, con finalissima a Milano il 10 ottobre), non ha messo limiti alla provvidenza, sua e dell'Italia. «Se finora ci ho preso con qualche pronostico, a maggior ragione dico: vinciamo tutto. Ci qualifichiamo per i mondiali (lunedì sorteggio dei gironi ndr.), poi gli europei, infine la Nations. E la gente si divertirà. Le 4 nazionali oggi migliori in Europa daranno un grande spettacolo. Da anni non siamo più primi o secondi in una grande competizione». Non sembra nemmeno un ct italiano. Poi, magari, le cose non andranno come vorrebbe il suo manto da Superman, non è un pazzo fuori dalla realtà, ma in un momento così difficile, pieno di ansie, preoccupazioni e drammi, per fortuna c'è qualcuno che non angoscia con restrizioni e prediche ma fa volare alta l'Italia intera. Il calcio serve pure a questo: far sorridere. Non a caso molti tifosi si sono riavvicinati alla nazionale. E Mancini non molla sul tema spinoso: esserci non esserci. «Lo sport senza spettatori è altra cosa. Anzi, spero di vederli sulle tribune durante la Nations. Ed anche al via degli europei a Roma: l'Olimpico pieno è uno spettacolo». A proposito di spettacolo, il ricordo va a Maradona. «Se n'è andato troppo presto. Era straordinario: ha fatto divertire anche noi avversari».
La parola divertire è un dogma del ct. Soprattutto ricordando da dove era partito: un anno e mezzo fa. Senza dimenticare annosi problemi fra club e nazionale. «Avevamo il magone, fuori dai mondiali. Bisognava fare presto e qualcosa di diverso. Ho provato con i giovani e qualche esperto. Non avevo tempo di polemizzare sugli stage: la situazione era difficile, dovevo pensare a cose pratiche e tecniche, mettere insieme velocemente una buona nazionale». Risultato: una serie di partite vinte, due sconfitte contro le più forti: Francia campione del mondo e Portogallo campione d'Europa. «Eppure contro la Francia non giocammo male. Quella partita mi diede coraggio. Mi sono detto: se i ragazzi continuano così, avremo soddisfazioni».
Il sorteggio ha detto Spagna e Italia, quasi abbia visto lungo. Due squadre ricostruite. «La Spagna ha provato giovani con qualche anziano, ricalca il gioco del passato: forse più verticale, gli esterni più veloci». Ma la stella cometa del ct è l'ottimismo per i suoi giovani. Serve proprio in tempo di Covid. Mancini lo ha provato. Dice: la percezione è sempre la stessa, non lo snobbava. «Ho toccato con mano. Per fortuna senza problemi». Ora c'è solo futuro.
E chissà se il rimpianto che lo ha accompagnato da giocatore, aver mai vinto una Champions, lo prenderà da ct? «Nessun pericolo», replica. «Da giocatore non avrei mai fatto cambio tra vittoria in Champions ed una nel mondiale o all'europeo. Da ct non ho cambiato idea». Magari è strategia. Ma la parola vincere, detta così, non è mai banale.
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