Mercedes attacca: "Colpevole anche la Ferrari"

Il tribunale Fia: la violazione c'è stata. La Rossa e Red Bull non chiedono sanzioni per Pirelli. Oggi la sentenza

Mercedes attacca: "Colpevole anche la Ferrari"

Più che un processo a Parigi va in scena una resa dei conti in Formula 1. A scatenarla il caso del test gomme segreto fatto da Pirelli e Mercedes con monoposto 2013 a maggio. La casa di Stoccarda tira in ballo la Ferrari; l'azienda milanese di pneumatici dice che quel tribunale non può processarla; l'accusa, cioè la Federazione, cioè la Fia, dice che Mercedes e Pirelli sono sullo stesso piano. E così si riempie di veleni la Senna.

Ma la Federazione non esita a usare il bastone. Vedere i due capi d'imputazione per la Mercedes «che ha tratto un chiaro beneficio» secondo la Fia: violazione dell'articolo 22 che vieta i test; violazione dell'articolo 151c sulle condotte fraudolente che possono falsare la competizione sportiva. Ma il legale della Fia chiede anche alla Pirelli di rispondere delle stesse accuse perché non ha avvertito le altre scuderie. La casa produttrice di gomme non ci sta, dice di essere a Parigi per chiarire i fatti: «Siamo fornitori, non possiamo essere sottoposti al regolamento sportivo, ma solo ai contratti con la Federazione e di quelli può essere competente solo il tribunale civile». Vedere crash-gate di Briatore. La Pirelli aggiunge che le stesse Ferrari e Red Bull nelle loro «denunce» non avanzano «richieste di sanzioni nei suoi confronti».

La casa tedesca resta sola e attacca la Ferrari davanti al team principal della Red Bull, Horner. «Se non siamo stati trasparenti allora la stessa accusa può essere rivolta anche alla Ferrari». Si scopre che la Rossa ha condotto test non solo in questa stagione, ma anche nel 2012 e con piloti ufficiali (Massa). La Mercedes dice di essere in possesso di una mail sui dati tra la Rossa e la Pirelli, ma c'è un particolare: Maranello ha usato la macchina vecchia di due anni e quindi rispettando il regolamento. «Le differenze tra le due macchine sono minime. Comunque noi abbiamo avuto l'ok di Charlie Whiting», replica la Mercedes. Viene citata anche una mail tra Whiting e l'ufficio legale della Fia. E qui il processo si fa autoreferenziale per Fia. «Il suo ok telefonico non conta, non è mai stato concesso un permesso ufficiale».

Serve una delibera del Consiglio Mondiale per cambiare le regole. La Mercedes si attacca ai cavilli sulla definizione di test e va oltre quando giustifica l'uso di caschi ibridi per i due piloti ufficiali: «Mancanza di guardie del corpo». Poi tocca a Brawn sostenere che «dai test non è stato tratto nessun beneficio». L'ultimo colpo di scena quando la Mercedes suggerisce la sentenza: «Escludeteci dai test giovani di luglio».

Rispetto alla Pirelli la Mercedes rischia molto di più: una multa salatissima e la retrocessione nella classifica costruttori. Davanti a tutto questo i giudici hanno rinviato a oggi la sentenza che comunque farà storia.

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