Mercedes-Ferrari, macché F1 Sarà una partita di ping-pong

Vince Hamilton davanti a Vettel. Ora sono a pari punti Marchionne duro con Raikkonen: «Pensava ad altro...»

Mercedes-Ferrari, macché F1 Sarà una partita di ping-pong

La Ferrari è vera. C'è. Possiamo crederle e smetterla di pizzicarci le guance. Non era stato un miraggio il trionfo di Melbourne e neppure un sogno pronto a trasformarsi in incubo non appena il Cavallino fosse arrivato su piste vere. In Australia Hamilton aveva chiuso dietro Seb di 9 secondi, e ieri in Cina, su circuito tradizionale, Seb ha reso la cortesia finendo staccato di 6 dall'inglese. Botta e risposta. «Una sfida a ping pong che durerà l'intera stagione» per dirla col boss Mercedes, Wolff.

Sì, però le strategie, la pista umida al via, le intermedie, le slick montate da Vettel a fine 2° giro e l'incidente di Giovinazzi al 3° e la safety costata a Seb tre posti e 13 giri a perdere tempo dietro Raikkonen e Ricciardo fino a non vederci più passando l'uno e soprattutto l'altro con un super sorpasso con toccata di ruote fumanti. No. Anche senza questo corollario di sfighe e prodezze, la Rossa se la sarebbe giocata più o meno ad armi pari. Appaiata ai rivali inseguiti per anni. Pagando solo qualche imperfezione così come due settimane fa era accaduto a Lewis.

Se si gioca bene a ping pong, si va avanti a lungo a scambiarsi randellate su un tavolo che diventa piccolo piccolo rispetto alle traiettorie della pallina. Ed è così che si prospetta questo campionato. Piccolo piccolo per entrambi. Vettel ed Hamilton. Ferrari e Mercedes. Basterà un nulla per decidere, di volta in volta, la supremazia temporanea dell'uno sull'altro. Conteranno enormemente strategie e box, i controlli tecnici della Fia e le scorribande di Verstappen (ieri splendido 3°, da 16° al via). E conteranno i compagni. Già, i compagni. Se Bottas ieri si è girato da principiante dietro la safety (6° alla fine dopo il podio di Melbourne), il connazionale Raikkonen è andato oltre chiudendo a 45'' dal compagno dopo avergli fatto da tappo (5° ieri, 4° in Australia). Guardando i due scudieri finnici, vien da pensare a una connection scandinava a chi aiuta meno il proprio team. E al momento, maestro indiscusso è il ferrarista. Raikkonen non ha superato, ma si è superato, riuscendo a criticare la strategia del team e persino a mettere d'accordo gli opposti. Il presidente della Ferrari di un tempo, Luca di Montezemolo, era infatti solito commentare le assonnate prestazioni del nordico dicendo «oggi Kimi ha fatto correre il fratello gemello». Sott'inteso, e neppure tanto, quello senza talento. Il presidente della Ferrari di oggi, Sergio Marchionne, presente a Shanghai, ha ieri ribadito ugual concetto in altro modo: «Kimi pareva avere altri impegni...».

Gemelli o impegni, poco importa. Sempre dello stesso problema si sta parlando: dell'improvvisa assenza ingiustificata del finnico. «Ne ho discusso anche con Arrivabene» ha poi aggiunto Marchionne, «forse è arrivato il momento che si sieda con lui e gli parli». Oddio. Forse siamo in ritardo. Forse sarebbe stato il caso, la scorsa estate, di non sedersi neppure a parlargli per rinnovargli di un altro anno il contratto. Ma tant'è, Arrivabene farà quel che gli è stato chiesto. Intanto protegge in qualche modo l'investimento: «Kimi all'inizio della stagione è sempre un po' così». Frase che in F1 lascia un po' il tempo che trova.

Nonostante la connection scandinava, i giocatori di ping pong sono felici come delle pasque. Perché ci sono sette mondiali in due a parlare per loro, perché Lewis sa che battere un Vettel e una Ferrari competitivi gli darà parecchio gusto avvicinandolo in futuro alla corte di Maranello dove ha estimatori molto, ma molto importanti.

E perché Seb ha capito di avere per la mani la macchina giusta e il rivale più tosto per rifarsi l'immagine macchiata dagli ultimi anni di delusioni e critiche. Qualcuno le ha definite anche sberle in faccia. Ma il suo sorpasso di ieri è stato una sberla agli altri.

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