La metamorfosi di Fonseca. Ora uomo forte al comando

È passato dagli ammutinamenti alle scelte difficili, vedi Leao. A Rafa serve lo scatto: da martire a protagonista

La metamorfosi di Fonseca. Ora uomo forte al comando
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La scena finale è stata molto istruttiva. In uno stadio, prima gelido per la protesta della curva (chiedono la restituzione degli striscioni) poi in festa per celebrare il debutto storico di Francesco Camarda e il primo successo in Champions, c'è un ragazzo di sicuro talento, Rafa Leao, che lo abbandona in silenzio e con una faccia da funerale. Qualche ora dopo il suo commento su Instagram è il seguente: «Dio sa quanto il mio cuore sia puro». Segno che si sente quasi vittima di una ingiustizia subita, e cioè la sostituzione decisa da Fonseca a metà ripresa, sull'1 a 1, che coincide con l'ingresso di Okafor e Chukwueze, autori degli assist per Reijnders. «Il cambio di Rafa non è un giudizio tecnico ma la normalità, ho pensato che ci fosse bisogno di maggiore energia» è la spiegazione didascalica di Paulo Fonseca, accreditato - a pochi minuti dal via - di tutto il potere decisionale possibile dalle dichiarazioni di Zlatan Ibrahinovic («Paulo sia se stesso, certi problemi si risolvono all'interno») rimasto per questo motivo lontano da Milanello nei giorni successivi al rientro dalle nazionali. Ecco allora il punto, la spiegazione di questo tormentato rapporto che rischia di produrre effetti collaterali spiacevoli se non risolto in modo conveniente e definitivo nei prossimi giorni.

Leao, abituato così dalla passata gestione di Pioli, pensa di essere finito ingiustamente nel mirino del tecnico e di aver perso quell'aura di campione fatto in casa. In effetti la sua prova col Bruges, specie nel primo tempo, è la più promettente di tutti gli attaccanti rimasti in ombra (Morata). Di qui la sensazione di non meritare la sostituzione. Dal suo canto Fonseca invece ha ricevuto l'approvazione della sua mossa grazie a quel gol lampo promosso da Okafor appena entrato convinto come era di dover trovare, proprio sul lato mancino dei belgi, una energia nuova, garantita dallo svizzero già decisivo contro l'Udinese. Ecco allora il nodo da sciogliere. Fonseca ha dimostrato a Milanello e dintorni di essere al comando delle operazioni. Lo hanno capito tutti. Adesso Leao deve solo passare dalla condizione di presunto martire a quella di protagonista diventando uno come tutti gli altri, senza pensare cioè di essere un intoccabile. E in proposito anche il club, e per il club Ibra, deve fare la sua parte contribuendo alla causa di un recupero dei rapporti umani prima che professionali tra i due.

Nel frattempo non bisogna ignorare che proprio col Bruges, in superiorità numerica, sono emersi i soliti problemi difensivi di organizzazione che non si possono ripetere nei prossimi appuntamenti di campionato (prima Bologna fuori, poi Napoli a San Siro), pena l'allontanamento definitivo

dalla zona Champions della classifica. E questo è compito di Fonseca che sulla materia deve trovare un diverso equilibrio. Specie quando si ritrova al cospetto di squadre che si chiudono e ripartono in velocità aggressiva.

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