"Le mie Olimpiadi della parità. Ma non chiamatemi femminista"

Il presidente del Coni: "Non mi piacciono i termini con un significato estremista e radicale. Il mio pensiero? Valorizzare le donne"

"Le mie Olimpiadi della parità. Ma non chiamatemi femminista"

Presidente Giovanni Malagò, l'Italia per la prima volta si presenterà ai Giochi con una delegazione composta da più di 400 atleti. È record assoluto. 209 maschi e 194 donne. Metà e metà

«Una precisa missione che si è dato il Cio è quella di avere una assoluta parità di genere. Sia nel numero degli atleti e delle atlete sia nel numero delle gare, sia nel numero delle medaglie. E Parigi sarà la consacrazione di questo percorso. Ci saranno 10mila e 500 atleti: 5200 uomini e 5250 donne. Una cosa meravigliosa»

Per lei che significato ha?

«Ho sempre sostenuto nel Cio questa battaglia per la parità uomo donna. Credo che sia un esempio da seguire. In tutti i campi».

La delegazione femminile italiana sarà una delle più numerose.

«Tenga presente che oggi la qualificazione alle olimpiadi è diventata molto più impegnativa. A Tokyo, tre anni fa, avevamo ancora la facoltà di avere 11.600 atleti. Siamo scesi di più di mille. Cioè del 10%. Eppure noi italiani abbiamo aumentato molto il numero delle donne. Noi siamo fieri del fatto che in tutte le 24 discipline individuali abbiamo qualificata almeno un'atleta».

Quante sono le discipline?

«Tra individuali e di squadra sono 32. Noi saremo presenti in 27 discipline. Siamo fuori solo nel calcio, hockey, pallamano, pallacanestro e rugby».

Una nostra portabandiera sarà Arianna Errigo. Come è maturata questa scelta?

«C'è una regola non scritta che il portabandiera deve avere vinto una medaglia d'oro. Si è scelto un rappresentante dell'atletica leggera, Gianmarco Tamberi, che vinse l'oro nel salto in alto a Tokyo. A quel punto dovevamo scegliere una donna. Tutte le donne che avevano vinto la medaglia d'oro a Tokyo non erano eleggibili per varie ragioni legate ai regolamenti e alle incompatibilità. E così è venuto fuori il nome di Arianna che è una donna straordinaria. È mamma di due gemelli. Subito dopo il parto è tornata in pedana ed è diventata campionessa del mondo a squadre e vicecampionessa nell'individuale. Abbiamo voluto premiare queste sue doti fantastiche. La capacità di essere insieme mamma e atleta di vertice. Ci teniamo molto alle mamme atlete».

Lei si definirebbe femminista?

«A me non piace la parola femminista. Identifica un concetto estremista, radicale, assolutista, spesso strumentalizzato in termini faziosi. Io mi sento un po' portabandiera di quella corrente di pensiero che valorizza le donne. Al Coni ho due vicepresidenti donne. Ho dirigenti importantissimi di sesso femminile. Abbiamo portato negli organismi sportivi la regola che le donne devono essere almeno il 30% nei vertici federali».

Anche nella vita privata è circondato da donne...

«Eh già! La mamma, una sorella, la mamma fantastica delle mie due figlie, gemelle monozigote, cinque nipoti dei quali quattro femmine. Sono felicemente immerso dentro il mondo delle donne».

Lei è nato pochi mesi prima delle olimpiadi di Roma. Quelle di Berruti, di Cassius Clay, di Wilma Rudolph. Da allora cosa è cambiato nei rapporti tra donne e sport?

«È cambiato tutto. All'epoca la presenza delle donne era sí e no un terzo, nel Cio le donne quasi non c'erano. Oggi c'è praticamente la parità. Lo sport, rispetto ad altri settori della vita civile, è antesignano sul tema della parità».

A Parigi nelle Olimpiadi del 1924, esattamente cent'anni fa, l'Italia segnò un record: si presentò con 200 atleti e vinse sedici medaglie delle quali 8 d'oro. Stavolta siamo in 400: puntiamo a raddoppiare le medaglie? 32 medaglie delle quali 16 d'oro?

«Puntiamo a fare una medaglia più di Tokyo, quando facemmo il record di sempre e vincemmo 40 medaglie. E almeno 13 d'oro...».

Lo sport italiano gode di buona salute. Guardi ieri Jasmine Paolini?

«Nel complesso, nello sport, sono tre anni che siamo primi in Europa. E Jasmine è un'emozione continua, travolgente. Sta scrivendo e riscrivendo la storia con naturalezza, entusiasmo e umiltà, consapevole del proprio potenziale. È diventata la prima italiana a conquistare la finale di Wimbledon, dopo aver centrato anche quella del Roland Garros, ha scalato il ranking e sono sicuro che ci regalerà altre emozioni. Oggi faremo poi il tifo per un grande Lorenzo Musetti, quarto italiano di sempre in semifinale ai Championships e siamo ovviamente fieri del nostro numero uno, Jannick Sinner, che ha pagato dazio per problemi fisici. Il tennis ci inorgoglisce».

Meno l'Italia del calcio.

«S'è giocato male. Ma quello che ha lasciato allibiti, imbarazzati, è come si è perso. L'atteggiamento è stato veramente arrendevole».

La polemica sul decreto Mulè, la minaccia di non avere Euro 2032.

«La lettera di FIFA e UEFA fa indubbiamente riflettere, arriva in un momento in cui ne avremmo fatto volentieri a meno, anche perché siamo alla vigilia dei Giochi di Parigi. Non siamo sicuramente l'unico Paese in cui ci sono discussioni su temi di politica sportiva. Un'analisi lucida e propositiva impone di sottolineare che non c'è nulla di definitivo e che non serve innescare reazioni a catena ma analizzare la situazione partendo dal presupposto che siamo l'Italia, la Nazione ospitante degli Europei 2032. È necessario smorzare i toni, altri atteggiamenti sarebbero controproducenti: l'obiettivo è preservare l'immagine e la credibilità che ci caratterizzano a livello internazionale».

Torniamo ai Giochi: il 26 luglio, giorno della cerimonia inaugurale sulla Senna, la delegazione italiana si troverà sullo stesso barcone di Israele, la delegazione più sorvegliata per via di possibili attacchi terroristici.

«Non è una novità. Italia, Israele, Iran e Iraq: siamo vicini in ordine alfabetico È la storia del nostro mondo. Forse è un segno. Magari un segno di pace».

Yaroslava Mahuchikh giorni fa ha stabilito dopo 37 anni il nuovo record del mondo nel salto in alto femminile, 2,10. È una atleta ucraina e si è commossa e ha dedicato la vittoria al suo paese

«È una cosa molto bella. L'attaccamento alla bandiera c'è sempre, oggi è esasperato dalla guerra. È stato un gesto bellissimo».

C'è una donna che veramente rappresenta lo sport femminile italiano?

«Per il palmares, Valentina Vezzali. Poi c'è Sara Simeoni che fece imprese mitiche nel salto in alto. In assoluto però, forse, il simbolo-simbolo è Federica Pellegrini».

È aumentato l'interesse per le

olimpiadi?

«Sì: avremo un boom. Sia perché l'Italia andrà bene, sia perché in tutto il mondo l'attenzione è aumentata. Nelle ultime olimpiadi il fuso orario ci ha danneggiati, questa volta invece, il fuso è il nostro».

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