Mihajlovic sul baratro: con la Juve può cadere

Il serbo a rischio esonero con un ko. Berlusconi vuole Brocchi Galliani striglia la squadra in castigo: fatali sosta e piccole

Mihajlovic sul baratro: con la Juve può cadere

Da due anni a questa parte, il Milan è un peccatore impenitente. E i suoi peccati mortali sono conseguenza diretta dell'addio della vecchia guardia rimpiazzata da esponenti senza il dna rossonero. Passano i calciatori, che pure in altri lidi sono capaci di fare faville (Suso al Genoa, El Shaarawy alla Roma per citare gli ultimi clamorosi casi), cambiano gli allenatori (Seedorf, Inzaghi e adesso Mihajlovic dal gennaio del 2014) ma gli errori, le omissioni e in particolare le sconfitte più umilianti, si ripetono puntualmente a dimostrazione che non c'è solo una questione tecnica da denunciare, cioè scelte sbagliate di mercato. Al ritorno da Bergamo, il Milan è finito ancora una volta in castigo, in ritiro (provvedimento magari non perfettamente capito dagli ultimi arrivati, specie se stranieri abituati ad altro costume) e ieri è finito sul banco degli accusati dinanzi all'ad Adriano Galliani e al suo allenatore che aveva intuito qualcosa in settimana minacciando il provvedimento fin dal sabato mattina. Ma niente. Non è servito granchè. Perché il Milan è ricaduto nello stesso peccato. Quale? Quello di staccare la spina durante la sosta nazionale senza riuscire a riattaccarla per la ripresa del campionato.

Il vice-Berlusconi, che è uno studioso attento di numeri e statistiche oltre che dei comportamenti del Milan, nel confronto di ieri mattina è stato duro e spietato. «Avete guadagnato un solo punto su 15 nelle 5 partite seguite alle soste» ha segnalato ed è stato facile ricavare l'elenco doloroso (il derby a settembre 2015, 2 a 2 col Toro a ottobre, poi con la Juve, quindi dopo Natale col Bologna e domenica con l'Atalanta): cinque indizi fanno una prova regina, è una questione di testa e qui in causa è chiamato anche il tecnico Sinisa che ha fama di sergente di ferro. A dimostrazione che non è con lo scudiscio che si possono ottenere certi risultati, semmai lavorando di fino sulla testa degli addetti. Il secondo appunto preparato da Galliani è anche qui un vecchio difetto venuto a galla puntualmente anche in questa nuova gestione tecnica: e cioè il Milan è capace di diventare competitivo con i rivali forti, debole invece con quelli di minore appeal. «Da gennaio avete fatto punti con le prime 5 della classifica e perso punti con quelle che seguono» il secondo capo d'accusa di Galliani che prima della sua requisitoria ha discusso a lungo anche con Mihajlovic, intervenuto nella seconda parte del processo a porte chiuse. La povertà del gioco è quindi solo l'ultimo dei deficit, in questo caso amplificato da uno scadimento fisico e da una mancanza di alternative in alcuni ruoli-chiave (tipo le ali del 4-4-2 come dimostrano De Sciglio sostituto di Honda e Bonaventura senza alternativa). Perciò è forse meglio sorvolare su certe frasi a effetto, buone per la caserma («se necessario ci prenderemo a cazzotti» dixit Mihajlovic), e concentrarsi sulla sfida con la Juve.

Perché in caso di ulteriore sconfitta questa volta la panchina del serbo sarebbe a forte rischio nonostante le forti perplessità proveniente dal gruppo dei senatori sul conto dell'eventuale sostituto (il presidente Berlusconi ha in testa la soluzione Brocchi).

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