Elogio della follia di Paulo Fonseca. La sua pazza idea di cambiare assetto tattico con un 4-1-4-1 consente al Milan di riprendersi, dopo sei lunghe, dolorose sconfitte, il derby di Milano e di raggiungere in classifica l'Inter a quota 8. Successo meritato, aperto dal lampo di Pulisic, chiuso dalla capocciata di Gabbia, altra scelta a sorpresa del tecnico portoghese, con Okafor che manca il comodo e largo 3 a 1. L'Inter si ferma alla prima frazione: recuperato il pari con Dimarco mostra qualche affanno di troppo e una stanchezza mentale nella ripresa così da richiedere il cambio in blocco dell'intero centrocampo da parte di Simone Inzaghi. Dopo 2 anni il Milan rivede il derby, rivede la luce e trova probabilmente nella curva a gomito vissuta da Fonseca l'occasione di un clamoroso riscatto. Ha più gamba, più energia, più fede nel nuovo schema tattico il Milan, l'Inter sembra consumata dalla fatica di Manchester.
Lo schieramento rischiatutto - una sorta di 4-1-4-1 mai visto e forse poco provato - di Fonseca sembra cogliere quasi di sorpresa l'Inter di Inzaghi che tarda a prenderne le misure. Come se dicessero: ma questi come sono messi? E in effetti c'è Morata che ripiega su Calhanoglu, Pulisic stringe su Bastoni in difficoltà mentre Leao, largo a sinistra, resta fuori dal gioco. Abituato a sgabbiare veloce dai blocchi, il Milan trova subito - proprio come con Venezia e Liverpool - il gol del vantaggio con Pulisic, un vero diavolo, capace di portare via palla a Mikhitaryan, infilare due-tre birilli neroazzurri e bruciare Pavard per firmare l'1 a 0. L'Inter deve riflettere prima di trovare il bandolo della matassa recuperando uno dei suoi schemi collaudati: palla da destra (Barella) a sinistra (Dimarco), appoggio su Lautaro che attira su di sé 3 rossoneri liberando Dimarco, mollato da Emerson Royal, che può prendere la mira e trovare l'angolo lontano di Maignan. È il pari che rimette l'Inter sui binari.
Leao si presenta al derby nella ripresa, consapevole forse della precedente assenza. Debutta con un colpo di testa (cross di Emerson) che Sommer devia a mani aperte diventando il protagonista di quella frazione. Già perché il portiere svizzero prima rischia una collisione con Abraham, poi si oppone su una stoccata di Reijnders liberato da uno slalom irresistibile di Leao. È a questo punto che consapevole di qualche deficit, Inzaghi procede ai primi 3 cambi (dentro Asllani, Darmian e Frattesi) e più tardi completa il ricambio di tutto il centrocampo con Zielinski al posto di Barella. C'è anche il giallo di un rigore fischiato da Mariani e giustamente cancellato dal Var (tocco di spalla di Lautaro in area). Il Milan prova a dare la spallata finale consumando le ultime energie: due le occasioni per tornare davanti all'Inter, la prima con Leao respinto da uno strepitoso Sommer, la seconda con Abraham che da 5-6 metri incredibilmente non trova la porta.
La missione impossibile riesce a pochi minuti dalla sirena in capo a una punizione scodellata in area (da Reijnders) dove la testa di Gabbia trova il tempo giusto e la mira per infilare il sette della porta interista. Schiuma rabbia l'Inter nella mangiata finale di minuti (e Darmian manca il possibile pari, Okafor spreca il 3 a 1) mentre entra Pavlovic a ispessire la trincea rossonera.
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