L'analisi di Paulo Fonseca è molto consolatoria: «Abbiamo avuto una difesa passiva, dopo sole 5 settimane di lavoro ci può stare». Più efficace la scudisciata di Alvaro Morata, protagonista di quell'assalto finale concluso con il 2 a 2, riservata allo spogliatoio: «Non sono contento, da domani lavoreremo per cambiare la mentalità, qui bisogna vincere». Viaggiando tra questi due giudizi estremi si possono capire i più autentici problemi traditi dal Milan di Fonseca, rimasto nel suo primo schieramento, quello di Stefano Pioli a eccezione dell'attaccante spagnolo intervenuto nel finale con Okafor per raddrizzare la barca finita al centro della tempesta granata.
Il primo, in ordine d'importanza, è il seguente: la necessità del mercato di potenziamento avviato dal club, non ancora utilizzato per mancanza di tempo e di allenamenti collettivi. Il secondo, forse ancor più decisivo sulla serata di magra rossonera, è l'azzardo dello schieramento deciso dal portoghese con due «invenzioni» (Loftus Cheek mediano e Saelemaekers terzino al posto di Theo Hernandez) di scarso profitto a cui bisogna aggiungere il ballottaggio tra Thiaw e Gabbia risolto a favore del tedesco, l'anello debolissimo della serata.
Questi sono gli errori commessi da Fonseca a tal punto da far rivivere nella mente di molti tifosi il debutto inquietante effettuato da Giampaolo (sconfitta 1 a 0 a Udine con formazione molto discutibile) all'alba della gestione Boban-Maldini.
C'è poi una riflessione da aggiungere a questo scenario poco incoraggiante: l'ingresso dei nuovi acquisti che non possono e non devono essere inseriti, senza necessario apprendistato, con la paura di sbagliare anche la seconda prova, a Parma, sabato prossimo. A tal proposito si capisce perfettamente si capisce la scelta di Ibra di continuare a tenere aperti i cancelli di Milanello per l'eventuale arrivo di un altro centrocampista dalle caratteristiche difensive dopo Fofana. Forse la soluzione finale può diventare un'altra e cioè ridisegnare il sistema di gioco puntando su 3 centrocampisti di grande spessore, almeno in occasione delle sfide di maggiore cifra tecnica riservando il 4-2-3-1 a quando saranno migliorate intesa e condizione fisica.
Infine il cicchetto di Morata è la conferma pubblica che questo team, composto da giovani stranieri provenienti da scuole calcistiche diverse, ha bisogno di qualche autorevole leader in grado di segnalare gli errori e indicare la strada per eliminarli. Giroud e Kjaer non ci sono più, Maignan, Morata, Theo Hernandez hanno il compito dichiarato di rimpiazzarli.
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