Dura appena 18 minuti il tentativo del Milan di rimettere in piedi la sua Champions e la qualificazione agli ottavi inseguita come una chimera. Allo scadere di quel minuto fatale, preceduto da una incoraggiante prova di calcio coraggioso, con qualche variazione sul tema tattico dell'andata (Bennacer su Sterling), il Milan invece finisce fuori strada e in coda al girone con i suoi miseri 4 punti (al pari della Dinamo). Per due volte Tomori, in area, nel tentativo di recuperare terreno sul rivale, mette le mani sulle spalle di Mount, la spina nel fianco anche a Stamford Bridge. L'intervento falloso non impedisce all'inglese di concludere l'azione con un tiro moscio respinto da Tatarusanu in uscita. Zero proteste.
L'arbitro tedesco Siebert adotta la pena capitale: rosso per il difensore e rigore per il Chelsea. Decisione eccessiva che si presta a qualche polemica e a opposte interpretazioni. Resta il danno, decisivo e definitivo, per il Milan mentre il Chelsea prende il largo perché nel giro di qualche minuto, grazie alla superiorità numerica, passa davanti dal dischetto con Jorginho e poi su azione manovrata con Aubameyang. Non è la prima volta che la Champions del Milan risulta orientata da un fischio ostile dell'arbitro. L'anno prima, davanti all'Atletico, toccò all'arbitro turco Cakic ridurlo in 10 per doppio giallo fischiato nel primo tempo a Kessiè.
C'è un peccato di inesperienza per i campioni d'Italia e forse anche qualche abitudine coltivata nel torneo italiano dove le mani sulle spalle dei rivali non procurano il rigore. Di segno positivo solo quel che accade dopo. Il Milan infatti ha un sussulto d'orgoglio distribuito nei minuti successivi: la capocciata di Giroud fuori bersaglio e la sassata di Dest sopra la traversa sono segnali incoraggianti a dimostrazione di un grande temperamento e di una salute di ferro, a dispetto dei tanti assenti. Intendiamoci: il Chelsea non ha bisogno di premere sull'acceleratore perché ha in tasca il 2 a 0 e i 7 punti nella classifica del girone. Riesce a gestire con mestiere gli artigli dei rossoneri sospinti dai 75 mila di San Siro (con super incasso: 6,8 milioni di euro) che cantano e incitano come nelle serate più felici. Pioli, già intervenuto per correggere la squadra in inferiorità numerica con Dest al posto di Brahim Diaz - tra i più brillanti e promettenti fino a quel punto - ricorre poi a Rebic e Pobega.
A questo punto la qualificazione nel girone è ancora possibile: dipende dalle prossime due sfide, con Dinamo e Salisburgo ieri sera fermi sul pari a Zagabria a dimostrazione che in quello stadio la vita è dura per tutti. Ma è una strada tutta in salita.
Come sembra in salita anche la vicenda legata al rinnovo contrattuale di Leao. Sull'argomento, l'aggiornamento offerto da Paolo Maldini non è proprio una bella notizia: «Vorremmo concludere prima del mondiale, ma per farlo bisogna essere in due perché abbiamo provato anche in passato».
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