Milano e il mondo arabo, l'attrazione è reciproca: da una parte, la loro, ci sono i soldi: dall'altra, la nostra, ci sono la storia, la tradizione, i brand. Di investimenti immobiliari, moda e tecnologia si sa tutto, ma lo shopping continua e presto potrebbe essere il momento delle squadre di calcio. Il Milan oggi è americano, l'Inter cinese. Fino a quando?
Il Milan cerca soci, o meglio li cerca Cardinale, il proprietario di RedBird, che a fine ottobre è stato intercettato nel Golfo Persico con Giorgio Furlani. Hanno avuto più di un colloquio ed è così che rispunta l'interesse mai sopito di Investcorp per il club rossonero. Il fondo sovrano del Bahrein nella primavera 2022 stava chiudendo l'acquisto del club con Elliott per un miliardo, poi spuntò Cardinale con quella formula un po' anomala (la metà dei soldi prestati da chi vende a chi compra: non sono mai queste le proporzioni nei cosiddetti vendor loan) e per 1,2 miliardi è diventato Mister Milan. Ha tenuto lo stesso presidente e lo stesso amministratore delegato (Gazidis) per lo meno fino alla scadenza del di lui contratto, ha dato una nuova divisa sociale a Furlani, promuovendolo poi a Ceo del club, ha confermato nel cda anche Stefano Cocirio, già analista finanziario ai tempi di Elliott. In più è rimasto nel Consiglio anche Gordon Singer, figlio di Paul, il fondatore del fondo Elliott. Insomma, Elliott ha tuttora più di un occhio fidato a protezione del suo investimento. Singer jr che peraltro era seduto accanto a Ibra durante Milan-Dortmund.
Cardinale, che ha avuto in prestito 580 milioni a un tasso del 7% (ma c'è chi dice sia più alto) deve ogni anno pagare circa 40 milioni solo di interessi, fanno 120 nel triennio, cioè entro l'estate 2025 deve rendere a Elliott più o meno 700 milioni, mica pochi, altrimenti finisce come con Yonghong Li, che perse tutto. Da qui e per tempo è evidentemente cominciata la perlustrazione dei mercati più ricchi, che oggi sono quelli arabi.
Al momento, pare che RedBird cerchi solo capitali per rafforzarsi e non pensi di vendere il club, il che è credibile visto che il vero business non potrà scattare prima che il progetto stadio diventi tale almeno sulla carta. Investcorp, fra i fondi sovrani interessati al calcio, è il più facilmente individuabile perché non ancora impegnato con alcuna squadra: i regolamenti vietano infatti la doppia proprietà, almeno nella stessa coppa.
Non un fondo, ma una banca potrebbe invece essere il prossimo padrone dell'Inter, la Qatar Islamic Bank. Anche qui c'è un prestito in scadenza, ma a maggio: 350 milioni che gli Zhang devono rendere a un altro fondo americano, Oaktree. Sennò bye bye Inter.
Jassim Bin Hamad Al Thani (solo un omonimo del proprietario del PSG) è il presidente della banca e nei mesi scorsi aveva fatto un'offerta (respinta) di 6 miliardi di euro per acquistare lo United (il cui 25% sta invece per finire tra le proprietà del signor Ineos, Jim Radcliffe, per 1,5 miliardi). C'è chi è sicuro che sia stato addirittura il presidente Fifa in persona, Gianni Infantino, ormai stabile residente qatarino, a suggerire di dirottare l'investimento della banca verso l'Inter.
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