Si scrive Milan-Juve, unica sfida storica approdata a una finale di Champions league, ma si legge giudizio universale. In particolare per il Milan in grave ritardo di classifica (a dispetto della partita in meno da recuperare a febbraio) e soprattutto inseguito dalla fama di squadra inaffidabile e incostante, capace di esaltarsi nel derby per poi cadere mestamente a Firenze (con due rigori falliti), pronta a rialzare la testa nella tana del Real Madrid campione d'Europa in carica per poi disunirsi contro il Cagliari quattro giorni dopo. Di fatto, visto il distacco dalla vetta (8 punti), e data una furtiva occhiata al calendario, comincia per il Milan una sorta di girone da dentro o fuori nel senso che o riesce a collezionare una striscia di risultati positivi (Juve, Empoli, Atalanta, Roma i prossimi quattro svincoli del torneo) oppure subito dopo Natale si ritroverà addirittura a distanza siderale dalla vetta oltre che dalla zona Champions. E nell'intermezzo dovrà onorare due appuntamenti europei (Bratislava e Stella Rossa) da vincere a tutti i costi per rimettere in piedi la qualificazione agli ottavi della coppa dalle grandi orecchie.
Con queste prospettive si può capire innanzitutto il richiamo di Ibra, passato quasi sotto silenzio («dobbiamo ritrovare equilibrio») diventato una sorta di avviso al navigante Fonseca, e poi il piano del tecnico portoghese intenzionato a correggere il suo sistema di gioco verso un più razionale 4-3-3 che ha una particolarità. Prevede sì l'utilizzo di un terzo centrocampista ma trattandosi di Loftus Cheek fin qui poco continuo e poco utile alla causa o l'inglese si schiera al fianco di Fofana e Reijnders, e allora i conti dell'equilibrio invocato tornano, oppure è perfettamente inutile qualora l'ex Chelsea dovesse continuare a interpretare il ruolo con maggiore dedizione alla parte offensiva. Secondo consolidata cattiva abitudine, il Milan continua a imbarcare acqua dalla difesa, di qui la necessità di blindare meglio quel reparto contro la Juve che in assenza di Vlahovic, avrà più accentuate caratteristiche di squadra votata al contropiede.
Qui la speranza collettiva, e di Fonseca stesso, è quella di recuperare Gabbia che, nonostante la giovane età, sembra l'elemento dotato della personalità necessaria per guidare tutto il reparto. Ultimo nodo da sciogliere in settimana: cosa succede a Theo Hernandez? Sarebbe utile se Fonseca indagasse dopo le parole di Deschamps.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.