Milano non ride coi "suoi" nazionali

Milano non ride coi "suoi" nazionali

Se Milano neroazzurra piange, quella rossonera certo non sorride. È la sintesi estrema ricavabile dalla prima fase del mondiale che certifica qualche flop di troppo, di sicuro inatteso. A fare rumore, e non solo per lo sfottò impietoso di qualche sfacciato collega, sono le lacrime di Lukaku arrivate in seguito all'eliminazione del Belgio vissuta dall'interista con un senso di colpa, ingigantito dalle golose occasioni sprecate davanti alla porta.

È successo a Messi non fare centro su rigore alla Polonia, può succedere a Big Rom. Identico destino è toccato anche all'altro sodale, a Lautaro Martinez, titolare nella prima dolorosa esibizione dell'Argentina con l'Arabia Saudita, e poi escluso a favore di qualche deb emergente. È ipotizzabile che possa diventare proprio questo stato d'animo il propellente da utilizzare dalle nostre parti a partire dal 4 gennaio. Identico lo scenario che si presenta davanti agli occhi di un paio di milanisti di ritorno, prematuro, dal Qatar.

Il primo della lista è Kjaer, capitano e leader riconosciuto della Danimarca, considerato con Eriksen il punto di forza. Dalle sue parole si possono cogliere i motivi che lo hanno visto prima debuttare nella sfida iniziale e poi restare ai margini nelle due successive per decisione del ct. «Non sto bene» ha spiegato in modo semplice l'interessato.

Altro mancato riscatto è quello vissuto da CDK. La sua convocazione, a casa Milan, fu considerata una sorta di benedizione. Nel pensiero di Maldini e Pioli avrebbe potuto provocare la famosa scintilla per riaccendere il talento e invece il giovanotto è rimasto prigioniero della selva oscura da cui non riesce a uscire.

È vero che c'è

anche qualche luce milanese laggiù: Brozovic con la sua Croazia, Theo e Giroud protagonisti della Francia per tacere invece di Leao, in disparte non per demerito ma solo per non creare ombra al padrone del Portogallo, CR7.

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