Inizia la campagna di Russia. Già i precedenti storici non lascerebbero presagire nulla di buono. Se in più ci si mette che i presupposti da cui si parte tendono al negativo, il tutto acuito dai tre gol regalati alla Francia in amichevole, c'è poco da star sereni. Serve un'impresa alla Nazionale di Giampiero Ventura per staccare il pass che iscrive ai Mondiali 2018. Sia direttamente, da prima del girone, sia passando dai playoff. Nel primo caso c'è la Spagna come prima rivale e l'Albania di Gianni De Biasi, scomoda outsider. Ma il ct alza l'asticella, non dà la formazione e spiega che con la Francia è stata soprattutto «una questione di condizione». Il ct si aspetta «più velocità, un passo in avanti. Ho le idee chiare e ora non conta la bellezza, ma solo il risultato». Ma soprattutto dice: «Voglio chiarire una cosa. Basta fare paragoni con il passato, con l'Europeo: oggi inizia una nuova strada». Archivia il passato e in un certo modo anche Conte. E Buffon lo esalta: «È l'uomo giusto al momento giusto. Con lui nulla è improvvisato». Gigi poi tranquillizza: «Nelle amichevoli non diamo mai il meglio, ma quando conta il risultato ci siamo». Infatti l'Italia non perde da quasi 10 anni in qualificazione, da 50 partite.
Storia da confermare perché inizia la campagna di Russia. La prima battaglia deve servire a dare morale alla truppa. E non poteva esserci avversario migliore. Stasera in Israele, quattro punti nel girone che qualificava a Euro 2016, i tre punti sono un obbligo. Lo stratega Ventura ha già dato un'infarinata: più possesso palla e più passaggi rispetto alla gestione Antonio Conte. Però per essere efficaci serve qualità. E sarà quella di Marco Verratti.
Ma non basta. Poi serve un generale e riecco Leonardo Bonucci. Assente alla prima post europeo per stare vicino al piccolo Matteo operato, non doveva esserci nemmeno stasera. La sua presenza è la conferma che le cose a casa vanno meglio, e il centrale bianconero può prendere in mano la situazione in azzurro. Dentro il campo e nello spogliatoio. Perché se in campo Bonucci è fondamentale per iniziare la manovra e per dare sicurezza all'intero reparto, nello spogliatoio la sua leadership è indiscussa. Se il capitano è Buffon, lui è uno che quando parla viene ascoltato. Come confermato dallo stesso portiere: «È arrivato con quella voglia di trasmettere gli ingredienti giusti che servono nelle partite che contano». Non può essere diversamente per uno cresciuto a caramelle d'aglio e pugni nello stomaco al buio di una cantina. E così l'uomo delle bonucciate, degli svarioni, è diventato l'uomo da 60 milioni, tanti ne aveva messi sul piatto Guardiola per averlo nel suo City. Visione di gioco e letture difensive fanno di Leo tra i migliori, se non il migliore, difensore del mondo.
Non può esserci dunque generale migliore per la campagna di Russia. Bonucci riparte da Bordeaux, da due rigori: uno segnato nei tempi regolamentari, uno sbagliato nella lotteria finale che ha condannato gli azzurri contro la Germania. A proposito di quel carattere che non manca al difensore della Juventus, quello del sciacquatevi la bocca dopo ogni gol. Ora sa anche che alle sue spalle lo spinge davvero tutta Italia, con quella valanga di messaggi dai tifosi senza distinzione di appartenenza.
Dunque: Bonucci e Verratti l'ossatura per un'Italia che prova la svolta di qualità e troverà spazio anche per Bernardeschi in ballottaggio con Bonaventura.
Aspettando che nelle tappe di avvicinamento alla Russia, il contiano 3-5-2 lasci magari posto a un altro modulo che coinvolga nuovi soldati, tipo il discusso Domenico Berardi. A proposito di reclute, è tornato a casa Andrea Belotti per un risentimento muscolare. Sarebbe comunque toccato a Eder e Pellè. Per la rivoluzione tattica e di uomini c'è tempo, in Israele si deve vincere.
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