Napoli La benedetta firma sulla convenzione del San Paolo, in stand-by da un decennio, è un pretesto. Aurelio De Laurentiis sapeva perfettamente che sarebbe stato accerchiato da taccuini e microfoni, cosi come immaginava che dopo un po' di silenzio avrebbe dovuto farsi sentire. Perché nel frattempo qualcosa scricchiola nel suo Napoli, da Insigne che fa i capricci ad Ancelotti che dopo un anno sotto il Vesuvio ancora non ha trovato la quadra per competere ad alti livelli. Passando per i mugugni di chi, attratto nell'imminente futuro da ingaggi più sostanziosi, inizia a scalciare. Inutile girarci intorno: con il leader calmo di Reggiolo non si è ricreato quel feeling passionale e pazzesco che portò il Napoli di Maurizio Sarri a un soffio dallo scudetto. Lo dicono la media tifosi presenti al San Paolo, in netto calo, e soprattutto una classifica non da top team: la peggiore dopo sette giornate negli ultimi cinque campionati.
Il presidente del Napoli ha usato bastone e carota, tipico atteggiamento diplomatico di chi in apparenza vuol caricare il gruppo ma nella pratica ne evidenzia alcuni disagi. Va bene quando dice che vorrebbe tenere Carlo Ancelotti altri dieci anni, ma sostenere che è stato lui a suggerire tanto turnover al tecnico è una frase che non può far piacere ad alcun allenatore. Ha trattato Insigne da ragazzino viziato: «Decida cosa vuol fare da grande e risolva i problemi da solo, non può pretendere che io, Ancelotti o Raiola dobbiamo trovare sempre una soluzione per lui. Lo ammiro come calciatore e lo difendo, però rispetti di più le scelte dell'allenatore senza perdersi in atteggiamenti di sfida». Chissà come si sarà sentito Lorenzinho, capitano e pseudoleader della squadra: parole dette forse per spronare e che invece scandiscono a gran voce la difficile convivenza tra l'attaccante e l'ambiente Napoli.
D'accordo, la città e la maglia si amano a prescindere da tutto. Però se qualche autentico leader (Mertens e Callejon) chiede uno strameritato rinnovo contrattuale a cifre strameritate, manco gli puoi dire: «Se pensate solo ai soldi, andate a fare per un paio di anni una vita di m... in Cina perchè non entro in concorrenza con i cinesi».
E se nemmeno intende competere con le big europee per tenersi stretti i suoi campioni, «perchè a certe cifre prima o poi sarò costretto a vendere Koulibaly e Fabian Ruiz», allora il film che De Laurentiis ha in mente è già visto e rivisto: il Napoli sarà un eterno incompiuto.
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