Un'altra pole senza lieto fine. Ormai ci dobbiamo abituare. L'importante è che per Charles tutto questo non diventi un incubo. Per l'undicesima volta di fila una sua pole si trasforma in una vittoria di una Red Bull. Tanto per cambiare una vittoria di Max che arriva a quota 51, raggiungendo il professor Prost, collezionando il sedicesimo centro stagionale. Nulla da fare per le Ferrari neppure in Messico. Non è bastato colorare di rosso la prima fila per portare a casa qualcosa in più di un podio che non può certo accontentare nessuno. La Sf-23 non vale la Red Bull e lo sappiamo da marzo, ma in queste ultime gare, almeno sulla distanza, non vale neppure la Mercedes di Hamilton. Leclerc e Sainz ci hanno messo del loro al primo via, ma il risultato finale non sarebbe cambiato lo stesso, anzi, con Perez in pista, sarebbe anche potuta finire senza podio.
La frittata si è trasformata subito in tortilla quando la partenza al rallentatore delle due rosse ha distrutto la gara dell'eroe di casa facendo piangere più di un bambino in tribuna. Tutto o quasi in 800 metri, quelli che dividono la linea di partenza dalla prima staccata. Quelli che Leclerc e Sainz avrebbero dovuto bruciare con una partenza a razzo. Invece la loro non è stata una bella partenza e Verstappen si è subito infilato tra le due Ferrari schizzando in testa, mentre alla sua sinistra Leclerc e Perez si toccavano nel più classico degli incidenti di gara. L'unica colpa di Charles è stata quella di sbagliare la partenza, poi obiettivamente non poteva sparire dalla curva. Il crash è stato inevitabile e Perez ne ha fatto le spese. Troppo grosso lo squarcio nella pancia della sua Red Bull per proseguire. Sergio ci ha provato: «Onestamente sono stato un po' troppo ottimista. Non credevo Charles frenasse così tardi ho attaccato e mi è andata male». Leclerc se l'è cavata con la rottura di una bandella laterale che non ha influito più di tanto.
Verstappen è andato così subito in testa, senza fare però il vuoto come altre volte. Tranquillo, ma non devastante. Fino alla bandiera rossa arrivata praticamente a metà gara, quando Magnussen è finito a muro per la rottura della sospensione posteriore sinistra della sua Haas. Ripartenza da fermi senza danni per nessuno. Le due Mercedes provano a mischiare le carte montando gomme gialle, più morbide di quelle di tutti gli altri. Una mossa che porta Hamilton a scavalcare Leclerc dopo quattro giri, con una manovra tosta con le ruote di destra quasi sull'erba prima della staccatona. Charles, che dopo la bandiera rossa aveva cambiato l'ala danneggiata nello scontro con Perez, non ha potuto fare molto per resistergli. Per fortuna della Ferrari, Russell non è riuscito ad imitare Hamilton, restando dietro a Sainz per tutta la gara e facendosi bruciare anche da Norris nel finale. Là davanti Max viaggia come un metronomo.
Un giro uguale all'altro, senza volare via, ma con una costanza tale da distruggere tutti i sogni di Hamilton che un pensierino al colpo grosso lo aveva anche fatto. Quest'anno Max non ha pietà per nessuno. Vuole vincere sempre lui.
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