Neymar poteva giocare. Fermato dagli sponsor. Ora il Brasile s'interroga

Manca la risonanza magnetica e non è stato immobilizzato. Una voce: tenuto a riposo per proteggerlo da altri infortuni

L'urlo di dolore di Neymar
L'urlo di dolore di Neymar

nostro inviato a Rio de Janeiro

E se Neymar non si fosse rotto niente? L'indiscrezione è tanto ghiotta quanto non verificabile. Ma come tale circola a Rio de Janeiro. E non nelle strade, bensì in ambienti bene istruiti e informati. Anche come una delle possibili spiegazioni di uno psicodramma, quel sette-a-uno, che deve per forza trovarne qualcuna. Anche a costo di avventurarsi nella dietrologia nazionale. «Il dolore di Neymar sul campo - racconta un ortopedico - potrebbe essere stato causato da un forte trauma, una lesione muscolare. Importante, ma non tale da non poter essere recuperata in qualche giorno. Ma perché ci hanno mostrato solo una dubbia radiografia e non una risonanza magnetica, sicuramente da effettuare in questi casi?». Così la notizia della frattura alla terza vertebra potrebbe essere un'invenzione, finta la radiografia circolata, architettata dai poteri forti dei suoi 12 sponsor - compagnia aerea Gol, gestore tlc Claro, mutande Lupo, banca Santander, batterie Heliar, bibite Guarana Antartica e Red Bull, deodoranti Tenys pé, Unilever, Panasonic, Volkswagen - guidati dalla Nike e dal club che gli paga 8 milioni di euro di stipendio annuo, il Barcellona.

La storia sarebbe quella che Neymar è apparso fin dalla prima partita l'unico in grado di tenere in campo il Brasile. In altri termini, la squadra programmata per vincere i mondiali in casa non era nulla e le pressioni su Neymar sarebbero state, di lì in poi, enormi. Non a caso il numero 10 dei canarini andava espulso e squalificato già alla prima partita, dopo la nervosa gomitata rifilata al croato Modric. Elevati i rischi per la sua incolumità, accentuati dal suo modo "svolazzante" di correre e giocare. Ben diverso, per dire, dal basso baricentro incollato al terreno di Lio Messi. E più il torneo avanzava, più il Brasile confermava le peggiori previsioni, più Neymar prendeva botte (la sua presenza con la Colombia era già in forse). Così, raggiunto l'obiettivo della semifinale, dopo l'ennesima legnata, si sarebbe deciso di non rischiarlo più. Tanto sarebbe stato inutile per una squadra arrivata e per di più priva dell'unico difensore valido, Thiago Silva squalificato. A supporto di questa ricostruzione, la mancanza della risonanza magnetica e il fatto che la mezzala del Barça non sia stato costretto all'immobilità nel letto. Sospetti anche i numerosi vertici di medici a casa Neymar prima della semifinale e le indiscrezioni che avrebbe recuperato per la finale del Maracanà.

Ovvio, la storia va presa così com'è. Indicativa però dell'esigenza di elaborare il lutto del 7-1 anche attraverso l'ammissione che questa nazionale verdeoro fosse realmente poca cosa. Anche perché il peggio potrebbe ancora venire: la presidente del Brasile Dilma Rousseff che consegna la Coppa del Mondo a Lio Messi. È questa l'ultima immagine incubo che da ieri disturba il sonno dei brasiliani. E soprattutto quello di Dilma che, avendo confermato la sua presenza nella premiazione di domenica prossima appena prima del disastroso 7-1 della sua Seleçao, non si può più tirare indietro da questo probabile suicidio politico. In diretta mondiale e davanti agli almeno 25 capi di Stato, tra cui Putin, Merkel e naturalmente l'argentina Kirchner, che hanno già confermato la loro presenza in una Rio blindata da polizia civile, militare e dall'esercito come mai prima d'ora.

Nel caso, il congedo del Paese dai "suoi" mondiali, tanto attesi e discussi, avverrà nel peggiore dei modi. Nel caso, assisteremo a un Maracanà catino di fischi ed insulti rivolti a chi, già da ieri, sui media più conservatori e peraltro più letti del Paese, è già l'imputato numero uno.

Peggio di Felipao, già licenziato, per il quale si aspetta solo l'inutile finalina di domani. Per Dilma invece, sua fortuna, serviranno regolari elezioni, in ottobre. L'unica è fare il tifo proprio per la Germania, per i propri assassini. Sarebbe il minore dei mali. Ma va da sé che potrebbe non bastare.

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