Seduti dietro. Io a destra e lui a sinistra. Come fratellini in gita fuori porta con mamma e papà. Io che credevo non ci fosse lui e lui che credeva non ci fossi io. Entrambi giornalisti, testate diverse, molto diverse. Entrambi a guardarci un poco storto. Entrambi a soppesare pro e contro di quella inaspettata convivenza. Entrambi ignari che la lunga giornata sarebbe finita scambiandoci cibo, acqua, consigli e saluti.
Ore 9 e 30, parcheggio del villaggio olimpico. Davide Cassani, ct della nazionale italiana di ciclismo, ci ha dato appuntamento in quel punto. È un regalo raro. Il capo della spedizione italiana porta degli intrusi con sé lungo i sali e scendi della prova su strada di ciclismo. Attorno all'ammiraglia si preparano Vincenzo Nibali, Fabio Aru e gli altri azzurri. È l'ultima rifinitura prima della gara. Per quattro ore ascoltiamo il ct dare indicazioni ai corridori e consultarsi con i propri assistenti mentre prende appunti.
Mi resta impresso un momento: quando lungo l'insidiosa discesa di Vista Chinesa, il ct avverte i suoi indicando l'asfalto rimasto umido nonostante non piovesse da oltre 48 ore.Due giorni dopo quel manto bastardo sarà ancora umido. Pronto a tradire Vincenzo lanciato verso l'oro.
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