
Scuffet, esordio da urlo. Lui, Simone, 28 anni, arrivato a Napoli tre mesi fa dal Cagliari e salvifico nel match a Bologna. Non giocava dal 5 gennaio, ma Conte - complice l'indisponibilità di Meret - gli ha dato credito e Scuffet ha ripagato il debito di fiducia. Ritrovarlo ora tra i pali è stato come rivedere il suo personale film Sliding Doors dove il destino muta con una decisione casuale, che però marca la differenza fra tre opzioni: vita d'inferno, esistenza in purgatorio, sogno paradisiaco. Pur nella schiavitù del dubbio: se sceglieremo la porta sbagliata, sarà colpa al fato; se apriremo quella giusta, ce ne prenderemo i meriti. Comodo così...
Già, la «porta», che per un portiere non è l'ingresso di casa, ma l'uscio dell'anima. Quando Scuffet aveva 17 anni ma già faceva meraviglie nell'Udinese, nel film sportivo di Simone arrivò il 1° tempo di Sliding Doors: la porta dell'Atlético Madrid si spalancò sotto forma di una proposta di contratto quinquennale da 4,5 milioni di euro (e 10 milioni per l'Udinese). Bingo! Tutti felici.
Ma nessuno aveva fatto i conti con i genitori dell'ancora minorenne Simone: mamma e papà dicono «no» con una motivazione che, nell'era dei «soldi innanzitutto», ha i contorni di una lezione civica: «A nostro figlio manca un anno al diploma da ragioniere. Quindi rimane qui». I fatti, alla lunga, hanno (forse) dato ragione ai signori Scuffet. Simone ha completato gli studi e proseguendo la carriera di portiere in Italia e all'estero. Chissà cosa sarebbe successo a Simone se, nel 2014, la famiglia non avesse messo il chiavistello al portone all'Atletico.
Rimpianti? Il 2° tempo di Sliding Doors è per Simone un film ancora da vedere.In alternativa vanno bene anche i cartoni animati; come diceva Patsy l'assistente di Nick Carter alla fine di ogni puntata di SuperGulp!: «E l'ultimo chiuda la porta!».
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