Non è mai troppo tardi. Lampo di Casse a 34 anni

Primo trionfo in carriera per l'azzurro al centro delle polemiche ai Giochi '22. Vittoria per un centesimo

Non è mai troppo tardi. Lampo di Casse a 34 anni
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Ci sono gare che valgono una carriera. Ci sono giornate che un atleta attende per una vita e che poi, all'improvviso, ti arrivano addosso per 1/100 di felicità. A 34 anni, ieri, Mattia Casse, piemontese paziente e garbato, figlio d'arte di tanto padre, Alessandro, altrettanto spericolato, ma solo nella velocità sugli sci, ha visto tutti i suoi sogni allinearsi sotto l'ombra scura del Sassolungo e regalargli finalmente un momento di eternità, con la vittoria in superG, primo acuto in carriera, dopo altri tre terzi posti, uno proprio qui due anni fa, ma in discesa, oltre a Wengen e Cortina D'Ampezzo. Una carriera iniziata a Bormio nel 2009 e proseguita fra alti e bassi, molti infortuni «Ho sette viti nelle articolazioni!» - ed anche tanti dubbi e battute d'arresto come quella dell'affaire di Pechino '22, quando Casse fu convocato come riserva ai Giochi, suscitando suo malgrado, malumori in squadra per ordini di scuderia poco chiari. Eterna è stata anche l'attesa: Casse è un jet non di primo pelo, sa bene che una gara non è finita finché non lo è davvero. Aver, però, dominato i due training ed essersi lasciato dietro uno come Marco Odermatt sarà terzo a 43/100 - avrebbe scatenato un moderato entusiasmo in chiunque, tranne che in lui. Quando su Santa Cristina, con spavalderia a stelle e strisce, plana Jared Goldberg, pettorale 26, il suo gran giorno poteva diventare un dì qualunque. E invece, 1/100 arriva a ripagare di tutte quelle volte che la ruota è girata storta: «È un risultato che arriva da lontano racconta l'atleta delle Fiamme Oro . Lo sport è cambiato in questi anni, l'età, soprattutto nelle discipline veloci, si è allungata. Sto lavorando bene, mi sento un giovincello e finché dura, andiamo avanti. Devo molto ai materiali, ma anche ai cambiamenti in squadra, con i giovani come Franzoni che ci danno filo da torcere».

Dietro un atleta c'è, poi, sempre un coach e Casse, con eleganza, non se lo dimentica: «Ho capito di dovermi dare una svegliata quando l'allenatore Max Carca in ricognizione mi ha detto di crederci che queste sono le mie condizioni ideali». Chapeau. Secondo successo italiano di sempre nel superG della Val Gardena dopo Werner Heel nel 2008, l'Italia mancava dal gradino più alto di un superG dal Dominik Paris di Soldeu nel marzo 2019. Ieri Domme, che qui vinse lo scorso anno ma in discesa, ha chiuso decimo (77/100), davanti ad un altro azzurro, Pietro Zazzi. Oggi si torna tutti in velocità con la super classica Saslong (Rai Due ed Eurosport 11.45). Oltre 20 centimetri di neve fresca e forte vento hanno incorniciato la vigilia dei due superG femminili, da oggi a Sankt Moritz (10.

30) con il ritorno ufficiale di Lindsey Vonn che dopo aver fatto l'apripista è pronta a tornare a fare non solo quel che sa, ma soprattutto quel che vuole: «Ho ricevuto tante critiche sul mio rientro non solo dai soliti haters che non frequentano il nostro mondo, ma anche da molti campioni di sci svizzeri», dice lei, nominandoli per nome «Bernard (Russi), Sonia (Nef) e Pirmin (Zurbriggen): vorrei spiegare a voi e a tutti che io non sono solo una campionessa di sci, ma una donna che ama sciare e che quindi rientro non per battere dei record, ma per fare ciò che mi dà gioia». Lindsey, come sempre, ha già vinto.

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