L'uomo che fece piangere il Brasile degli invincibili

Paolo Rossi fece sognare l'Italia al mondiale del 1982 e nel suo libro "Ho fatto piangere il Brasile" ha ripercorso la cavalcata azzurra della nazionale di Bearzot verso la vittoria finale

L'uomo che fece piangere il Brasile degli invincibili

Paolo Rossi rimarrà per sempre come uno degli immorrtali della storia del calcio italiano e mondiale. Pablito se n'è andato troppo presto stroncato da un male incurabile a soli 64 anni ma le sue gesta e i suoi gol, soprattutto ai Mondiali del 1982, sono ancora impressi nella mente di tutti gli appassionati di calcio. L'ex attaccante cresciuto nelle giovanili della Juventus ha disputato un'ottima carriera soprattutto con la maglia bianconera con cui in quattro anni ha siglato 44 reti in 128 presenze complessive vincendo anche una Coppa dei campioni.

"Ho fatto piangere il Brasile"

Paolo Rossi fece letteralmente ammattire il fortissimo Brasile in quel mondiale rifilando ai verdeoro una fantastica tripletta che lo portò poi a scrivere un libro dal titolo emblematico: "Ho fatto piangere il Brasile", scritto a quattro mani con il giornalista Antonio Finco. L'ex centravanti di Vicenza, Verona e Milan in un'intervista a La Repubblica svelò il significato di quel libro: "Non volevo le solite memorie commerciali, oppure il libello con lo spunto polemico messo apposta perché se ne parli. Nessuno si aspetti scandali o rivelazioni clamorose. Si trattava di scrivere la storia della mia carriera, che è anche quella della mia vita, e per farlo servivano pazienza, memoria e voglia di verità. Ci abbiamo messo due anni e sono soddisfatto delle parole usate, mi sembrano giuste".

Rossi è stato l'uomo che ha sconfitto "da solo" il Brasile e negli anni quella partita è stata spesso ricordata ogniqualvolta si parlava della nazionale italiana di calcio: "Sì. Io sono il centravanti che fece tre gol ai brasiliani. Sono anche altre cose, ma essenzialmente quella. Mi rivedo con la maglia azzurra numero venti, e mi fa piacere perché la Nazionale unisce mentre le squadre di club dividono. A volte passano anni senza che mi arrivino telefonate speciali, ma quando mancano due mesi al Mondiale comincia a squillare il telefono. E tutti mi chiedono del Brasile, anche se è passata una vita"

Un uomo semplice

Rossi si è sempre definito un giocatore "normale" anche se in realtà ciò che ha fatto in carriera soprattutto con la maglia della nazionale, con 20 reti in 48 presenze totali, rimarrà per sempre negli annali del calcio. "Uno qualsiasi, uno normale, può farcela. Non ero un fenomeno atletico, non ero neanche un fuoriclasse, ma ero uno che ha messo le sue qualità al servizio della volontà. Mi pare un buon messaggio, non solo nello sport".

Scheletri nell'armadio

Rossi nel suo libro ha anche parlato del calcioscommesse e della squalifica che lo fece stare fermo per qualche anno: "Non ho scheletri nell' armadio.

Mi sono fatto due anni di squalifica senza colpe, ma una morale della favola esiste: si può essere stritolati da qualcosa che ci cattura senza che noi abbiamo fatto nulla perché accadesse. Si può diventare vittime e non riuscire a dimostrarlo".

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