Parla Brown l'uomo in pole come erede di Ecclestone

Benny Casadei Lucchi

Venduta la F1, scoperti nomi e cognomi degli attori di questo big deal da 8 miliardi di dollari, ecco scendere in campo Zak Brown, l'uomo che presumibilmente prenderà il posto di Ecclestone. Tempo qualche anno, forse proprio i due-tre concessi a Bernie per traghettare il Circus verso il nuovo mondo. Nei giorni scorsi l'ad di CSM Sports & entertaiment e fondatore di JMI, la più grande agenzia di marketing nel motorsport, era già stato indicato come prossimo successore del boss inglese della F1. Probabilmente, nuovi acquirenti (la Liberty Media del miliardario Usa John Malone) e il presidente del Circus da essi scelto (Chase Carey, ex vice di 21st Century Fox) hanno preferito un ingresso più morbido e una successione guidata, mantenendo nel ruolo di ceo Ecclestone che tutto sa dei contratti in essere in F1. Ma le parole di Brown rilasciate ieri al sito inglese motorsport.com, dichiarazioni camuffate da consigli e previsioni, lasciano intendere che l'uomo sappia molto di più su quel che sarà fra un paio di anni.

Brown, infatti, parla sì della visione strategica dei nuovi proprietari, della necessità di attrarre fan e giovani, e accenna alle iniziative social e media illustrate vagamente dagli uomini di Liberty, ma molto più di quest'ultimi scende nel dettaglio. Quasi illustrasse cose per conto terzi. E dice subito ciò che da Ecclestone alla Ferrari alla Mercedes stessa nessuno vorrebbe sentirsi dire: «Che i contratti con i team sono firmati fino al 2020 (patto della Concordia) ma non c'è dubbio che l'ecosistema F1 non sia così equilibrato come dovrebbe essere». E aggiunge: «Credo che in qualsiasi attività commerciale, l'ecosistema abbia bisogno di essere in buona salute per essere sostenibile». Brown si riferisce alla ripartizione dei ricavi, ai 192 milioni destinati alla Ferrari nel 2016 (comprensivi del bonus ad hoc di 105 per la sua presenza dal primo Gp). Si riferisce ai 171 per la Mercedes. Ai 144 della Red Bull. Alle briciole che restano agli altri team e che per questo rimangono a vita piccoli. «Dal 2012 penso si sottoscriveranno nuovi accordi e credo che Liberty possa avere una visione più sana per lo sport» anticipa Brown. Perché «siamo tutti d'accordo che è meglio che ci siano team floridi piuttosto che indebitati...».

E fa riferimento al meccanismo del franchising stile Nba. Ovvero squadre che si apprezzano di valore per garantire il livello della competizione e anche soldi. «E la coda della griglia di F1 non è apprezzata - conclude - Ed è un tema che andrà affrontato».

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